Cronaca

‘Ndrangheta, catturato il latitante Marcello Pesce: il boss con la passione per il calcio (VIDEO)

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Volto imprenditoriale del clan ed ex presidente delle squadre di calcio del Rosarno e del Sapri. Ecco il profilo del “Ballerinu”, l’ultimo latitante “di peso” della Tirrenica reggina 

Alla fine, l’hanno preso a casa sua, come accaduto – negli anni – con numerosissimi latitanti della ‘ndrangheta e delle mafie più in genere.Ha avuto termine così, dopo sei lunghi anni, la latitanza della “primula rossa” rosarnese Marcello Pesce detto ‘u ballerinu, 52 anni: era l’ultimo latitante “di peso” della Tirrenica reggina rimasto in circolazione.

‘Ndrangheta: catturato il boss latitante di Rosarno Marcello Pesce (FOTO-VIDEO)

Volto imprenditoriale del clan. Marcello Pesce avrebbe rappresentato il volto imprenditoriale dell’omonimo clan. Inseguito per anni dall’allora procuratore di Palmi, Agostino Cordova, era stato poi assolto dall’accusa di associazione mafiosa e traffico di droga in uno storico processo celebrato a metà anni ’90 e che aveva visto fra gli imputati anche il venerabile della loggia P2 Licio Gelli.

pesce-marcelloDal Rosarno al Sapri: la passione per il calcio. Dopo l’assoluzione, Marcello Pesce aveva assunto un ruolo di primo piano nella vita sociale di Rosarno divenendo anche presidente della locale squadra di calcio, osannato e riverito non solo da parte della popolazione ma pure da parte dell’informazione che arrivò persino ad intervistarlo in Tv – quale presidente della locale squadra di calcio – in occasione dell’inaugurazione del nuovo campo sportivo. Sarebbe stato poi il socio occulto anche della Squadra di calcio del Sapri, tanto che nel 2011 la società è stata sequestrata nell’ambito della maxi operazione antimafia “All Clean” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria congiuntamente a Guardia di Finanza e carabinieri. Marcello Pesce veniva indicato dall’accusa come socio occulto del Sapri, societá della quale era stato effettivamente un dirigente per alcuni mesi nella stagione 2005/2006, ricoprendo la carica di direttore generale. Una presenza durata poco, però, e dal giorno della sua uscita di scena dalla società saprese di Marcello Pesce si erano perse le tracce in riva al Golfo di Policastro.

arresto-pesceBoss “socialista”. Sul finire degli anni ’80 e nei primi anni ’90 si è inoltre direttamente interessato di politica e delle campagne elettorali sponsorizzando l’allora P.S.I. (partito socialista italiano), organizzando riunioni con politici socialisti calabresi di primo piano nella saletta riservata di un bar di Rosarno.

La latitanza e le condanne. Dal 2010 si era dato alla latitanza per sfuggire alla nuova accusa di associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione della Dda di Reggio Calabria denominata “All Inside” dove in primo grado è stato condannato a 15 anni e 6 mesi di reclusione, verdetto poi riformato in appello con una nuova condanna alla pena di 16 anni e 2 mesi. Nel 2015, in considerazione dei possibili appoggi su cui conta anche all’estero, le ricerche sono state estese anche in ambito comunitario con un mandato di arresto europeo della Corte d’Appello di Reggio Calabria.

arresto-marcello-pesceIl curriculum giudiziario. Numerosi i precedenti: nel febbraio 1989 viene colpito da un mandato di cattura emesso dal Tribunale di Palmi per associazione mafiosa, l’anno dopo viene sottoposto alla sorveglianza speciale con divieto di soggiorno in Calabria, Basilicata e Puglia, nel dicembre 91 è raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere di Reggio Calabria in quanto ritenuto appartenente ad un’associazione mafiosa. Assolto dai reati di associazione mafiosa e violazione delle leggi sugli stupefacenti in un procedimento nato dalle dichiarazioni dei pentiti Giuseppe Scriva e Salvatore Marasco, e poi in un altro processo per rapina e detenzione di armi, nel 2002 viene arrestato nell’ambito dell’operazione “Gatto Persiano” per avere “promosso, organizzato e diretto la cosca Pesce, operante in federazione con il clan Albano di San Ferdinando. Del ruolo di Pesce hanno parlato diversi collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Facchinetti e Giuseppina Pesce, quest’ultima figlia di suo cugino Salvatore.