Cronaca

‘Ndrangheta, terremoto a Rende: le dichiarazioni degli inquirenti (VIDEO-INTERVISTE)

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Promesse, minacce e forme di costrizione: ricostruito dalla Dda il ruolo di Sandro Principe e le pressioni della cosca per ottenere favori in cambio

“Le regole rendesi”. Con quest’espressione il procuratore vicario della Dda, Giovanni Bombardieri, si riferisce all’indagine coordinata dai sostituiti procuratori Pierpaolo Bruno e Vincenzo Luberto che ha permesso di scoperchiare un “sistema” di favori elargiti dall’amministrazione comunale rendese nei confronti della cosca Lanzino-Ruá. “Ciò che è emerso – ha affermato Bombardieri – è stata una realtà inquinata in cui operava l’amministrazione comunale. L’indagine è stata portata a termine grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ma anche di funzionari comunali e soggetti esterni all’amministrazione che hanno trovato riscontro nelle intercettazioni ambientali. Le indagini hanno fatto emergere una sistematicità di condotte messe in atto da Sandro Principe e da politici che facevano a lui riferimento in occasione delle elezioni”.

La cooperativa della cosca. “A Rende – ha continuato Bombardieri – tutti erano a conoscenza della presenza di una cooperativa, la “Rende 2000” poi transitata nella “Rende Servizi”, creata appositamente per risarcire la cosca dei favori elettorali ricevuti. Il sodalizio mafioso beneficiava di parte della retribuzione dei dipendenti assunti nella cooperativa che versavano gli stipendi nella “bacinella” della cosca. Ma la famiglia Lanzino-Ruà era anche garantita anche della concessione di servizi e di assunzioni ad personam. I dipendenti venivano assunti su indicazione diretta di Ruffolo o dello stesso Principe”.

Minacce. Particolarmente allarmanti sono poi le minacce che un ex dipendente della “Rende Servizi” ha ricevuto per aver rivendicato le retribuzioni vantate dopo il licenziamento. Il procuratore Bombardieri ha riferito che il dipendente fu minacciato da Michele Di Pupo e invitato a non portare avanti l’azione legale intrapresa nei confronti della cooperativa.

Il ruolo di Principe. L’ex sindaco di Rende, Sandro Principe, riveste un ruolo di primo piano nel “sistema”. “Le pressioni esercitate in favore della cosca – ha riferito Bombardieri – proseguono anche nel periodo successivo alla sua carica da sindaco. Lo stesso Cavalcanti ha percepito sin dal suo insediamento le influenze che Principe continuava ad esercitare e che lo hanno infine portato alle dimissioni. Emblematico è il caso di un’intercettazione durante la quale Cavalcanti, parlando con la moglie, riferisce di un dialogo con Principe, in cui quest’ultimo lo invitava a fare il sindaco e non il procuratore della Repubblica”.

Amministratori onesti. “Quello che noi auspichiamo – ha continuato Bombardieri – è che gli amministratori pubblici e i politici svolgano il loro ruolo in maniera onesta. All’interno del Comune si parlava infatti di “regole rendesi” che permettevano di ottenere concessioni edilizie e altri servizi. Questo dà la misura di quanto fosse consolidato questo sistema inquinato dalle pressioni criminali e che garantivano un flusso di voti all’amministrazione ormai piegata ad interessi non leciti”.

Vogliamo di più. Laconico è stato invece l’intervento del sostituto procuratore Vincenzo Luberto che ha riferito di intercettazioni ambientali in cui Adolfo D’Ambrosio affermava: “In queste elezioni non vogliamo più promesse ma vogliamo i soldi”. Una chiara testimonianza – ha ribadito Luberto – di come la cosa pubblica fosse frustrata e mercificata per ottenere consensi”.

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