Cronaca

Golden Jail: esame imputati in aula a Vibo nel processo agli “amici” del narcos Barbieri

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Esame di due degli imputati nel dibattimento in corso contro i presunti intestatari fittizi dei beni del narcotrafficante ucciso a San Calogero nel marzo 2011

E’ stata la volta degli esami degli imputati nel processo “Golden Jail” tenutosi nel pomeriggio nell’aula bunker del nuovo Tribunale di Vibo Valentia. La prima ad essere ascoltata dal Collegio presieduto da Monica Lucia Monaco (giudici a latere Vincenza Papagno e Giovanna Taricco) è stata Marika Aiello, 31 anni, imputata per il reato di “intestazione fittizia” – al fine di eludere le misure di prevenzione patrimoniali – di una Mercedes ML da 70 mila euro. Auto di lusso nella disponibilità del narcotrafficante internazionale di cocaina, Vincenzo Barbieri, ucciso a San Calogero il 12 marzo 2011 all’età di 54 anni.

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Tribunale Vibo

Rispondendo alle domande del suo difensore, l’avvocato Giovanni Vecchio, l’imputata ha riferito in aula di aver “aver conosciuto Vincenzo Barbieri nel 2009 a Vibo. La nostra relazione sentimentale – ha spiegato Marika Aiello – è durata sino al 2010. Non si può dire che ho proprio convissuto con lui, andavo a trovarlo ogni tanto a Bologna”. In quel periodo Vincenzo Barbieri aveva scelto proprio Bologna come città nella quale scontare la sorveglianza speciale dopo essere stato condannato per narcotraffico al termine del processo nato dall’imponente operazione del Ros e della Dda di Catanzaro denominata “Decollo”. “Ad agosto del 2009 – ha raccontato la Aiello – Vincenzo Barbieri mi regalò una Mercedes mentre io mi trovavo a Vibo. Lui aveva avuto un permesso dalla sorveglianza per venire in Calabria e ricordo che un pomeriggio mi regalò tale auto, a me intestata. Io rimasi sorpresa e stupita per il regalo, consegnatomi in un villaggio turistico, e gli dissi che non potevo tenere un’auto così grossa perchè i miei genitori non sapevano nulla della nostra relazione. Ho accennato qualcosa di questa storia, all’epoca, a mio cognato Giuseppe Floriani, marito di mia sorella. Ricordo di aver usato pure io qualche volta tale auto, oltre a Barbieri”.

barbieri

Vincenzo Barbieri

L’imputata ha quindi spiegato di conoscere l’altro imputato del processo Bruno Cortese, 38 anni, in quanto “a Vibo – ha sostenuto la Aiello – bene o male ci conosciamo tutti. Concetta Santacroce l’ho invece conosciuta perchè era la fidanzata di Giuseppe Fortuna”. Sia Concetta Santacroce, 27 anni, che Giuseppe Fortuna, 31 anni, sono imputati anche loro nel processo. “Non so se Barbieri – ha poi continuato Aiello – abbia mai usato il mio telefonino mentre io ero a casa con lui o mi trovavo a dormire. Non so di quali auto disponesse Barbieri. La maggior parte delle volte quando eravamo a Bologna insieme prendevamo il taxi per uscire”. Concluso in questo modo, e con tale versione, l’esame dell’imputata da parte del suo difensore, è toccato quindi all’avvocato Francesco Muzzopappa, che assiste gli imputati Concetta Santacroce e Giuseppe Fortuna, chiedere a Marika Aiello chiarimenti su alcune circostanze. “L’auto, la Mercedes – ha risposto Aiello – quando mi è stata regalata da Barbieri era già intestata a mio nome. So che poi l’intestataria di tale auto è divenuta Concetta Santacroce. Ma non ricordo se la Santacroce abbia guidato tale auto e non ho ricordi sul fatto di averla vista sulla Mercedes. Non so inoltre se Giuseppe Fortuna abbia avuto una qualche interferenza nel passaggio di intestazione della Mercedes da me alla Santacroce”.

E’ toccato quindi al presidente del Collegio, Monica Lucia Monaco, porre alcune domande all’imputata. “Ma il fatto che l’auto – ha chiesto il giudice – fosse a lei intestata, non la preoccupava? Aveva 24 anni all’epoca, era quindi responsabile ed aveva una certa conoscenza, dunque l’intestazione della Mercedes non la preoccupava? Che ha fatto lei concretamente per svincolarsi dall’intestazione”? A tali domande, Marika Aiello ha così risposto: “All’epoca studiavo economia aziendale, Barbieri mi faceva dei regali ma mai mi aveva fatto prima di allora regali di tale portata. Ho semplicemente detto lui che non volevo l’auto. Dopo poco tempo ho firmato il passaggio di proprietà della Mercedes alla Santacroce”.

Legge uguale

Chiuso l’esame di Marika Aiello, è toccato a Vincenzo D’Amato, 40 anni, imputato per il reato di “intestazione fittizia” di un Porsche Cayenne da 130 mila euro. Rispondendo alle domande del suo difensore, l’avvocato Vincenzo Pugliese e poi a quelle del giudice Monica Lucia Monaco, l’imputato ha spiegato in aula di aver acquistato l’auto dal concessionario Porsche di Cosenza versando nel 2010 in contanti 93.500 euro e per il resto versando in permuta una Mercedes. “Ho però perso in quel periodo dei soldi al gioco o in scommesse e per questo – ha raccontato D’Amato in aula – dopo pochi giorni dall’acquisto dell’auto volevo rivenderla ed ho conferito una procura a tal fine a Daniele Pirozzi, un mio amico di Vibo che già in passato mi aveva aiutato a vendere una casa ed un’altra mia auto”. Fatto sta che il Porsche Cayenne, secondo il racconto di D’Amato, già dopo dieci giorni dalla consegna a Pirozzi per la vendita, sarebbe finito in uso ad Ambrogio Sansone.

Lo stesso Ambrogio Sansone, tarantino, coinvolto ed arrestato nell’operazione antidroga denominata “Meta 2010”, scattata nel novembre 2011 ad opera della Dda di Roma contro la rete di narcotrafficanti guidati da Bologna da Vincenzo Barbieri. L’operazione “Meta”, fra l’altro, ha portato al più grosso sequestro di cocaina (ben 2.200 chili) mai effettuato in Europa negli ultimi 20 anni. Ambrogio Sansone, in relazione a tale inchiesta, nel gennaio scorso è stato poi condannato in Appello a Reggio Calabria per narcotraffico internazionale alla pena di 7 anni e 6 mesi, al termine del processo con rito abbreviato. “Non conosco Sansone – ha spiegato in aula D’Amato – come non conosco e mai ho conosciuto Vincenzo Barbieri, non conosco nessuno di loro e non c’è una sola telefonata che possa dimostrare il contrario. Mi arrivavano a casa multe per eccesso di velocità del mio Porsche Cayenne ed allora ho chiesto spiegazioni a Pirozzi il quale mi ha riferito che l’auto l’aveva in uso tale Ambrogio Sansone con il quale una volta ho parlato al telefono per lamentarmi della cosa”. L’auto è stata quindi ripresa da Vincenzo D’Amato e tenuta in un suo garage a Vibo sino all’atto del sequestro ad opera della Squadra Mobile di Bologna avvenuto ad aprile 2011 con l’operazione denominata “Golden Jail” coordinata dalla Dda.

Prossima udienza il 18 dicembre per l’esame in videoconferenza di Antonio Franzè, detenuto in quanto condannato in Appello nel processo “Meta 2010” a 15 anni e 8 mesi per narcotraffico internazionale. Franzè è stato ritenuto dalle sentenze un elemento di vertice del narcotraffico unitamente a Vincenzo Barbieri. In tale udienza è stato programmato anche l’eventuale esame in aula degli altri imputati del processo, vale a dire: Concetta Santacroce, 27 anni (avvocato Francesco Muzzopappa); Giuseppe Fortuna, 31 anni (avvocato Muzzopappa); Bruno Cortese, 38 anni (avvocati Giuseppe Di Renzo e Patrizio Cuppari.

g.b.

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