Cronaca

Don Edoardo Scordio e l’assistenza spirituale ai profughi da 132 mila euro

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Tra le 68 persone fermate nell'ambito della maxi inchiesta della Dda c'è anche il parroco di Isola Capo Rizzuto, indicato come "gestore occulto" della Confraternita della Misericordia

Avrebbe ricevuto 132.000 euro nel solo anno 2007 don Edoardo Scordio, il parroco della Chiesa di Maria Assunta arrestato stamane nell'ambito dell'operazione contro il clan Arena di Isola Capo Rizzuto, a titolo di prestito/contributo e pagamento di note di debito "per servizi di assistenza spirituale" che avrebbe reso ai profughi ospiti della struttura. E' quanto emerge dagli atti della Dda di Catanzaro, che ha coordinato l'inchiesta sulla gestione del centro d'accoglienza per migranti del paese del Crotonese.

Operazioen-Jonny"Gestore occulto". Don Scordio, indicato come "gestore occulto" della Confraternita della Misericordia, sarebbe stato organizzatore di un vero e proprio sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche destinate all'emergenza profughi, riuscendo ad aggregare le capacità criminali della cosca Arena e quelle manageriali di Leonardo Sacco, 38 anni, governatore dell'associazione benefica, da lui fondata.

Da prete antimafia a "regista del sistema". Don Edoardo Scordio è balzato agli onori della cronaca negli anni Ottanta per le sue eclatanti iniziative contro le cosche mafiose che dominavano nel territorio, promuovendo fiaccolate e pronunciando omelie in piazza, spesso in occasione dei funerali di persone uccise in agguati di tipico stampo mafioso. Nel 2004, nell'ambito di un convegno promosso dalla parrocchia di Isola Capo Rizzuto, si fece promotore di un documento divulgato in tutto il paese dal titolo "il decalogo della liberta' dalla 'ndrangheta e dalla sua cultura di morte". Un anno dopo venne fatto oggetto di una intimidazione: ignoti lasciarono un rudimentale ordigno esplosivo sotto la sua abitazione. Negli atti dell'operazione "Jonny" contro il clan Arena, Scordio appare come uno dei registi del sistema che avrebbe consentito alla cosca di Isola capo Rizzuto di intascare i soldi destinati all'assistenza dei migranti nel Cara di Isola. 

Indagati. I carabinieri del ROS e i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Crotone, nell'ambito di questo filone dell'inchiesta (che ha portato in tutto a 68 fermi) hanno fermato 23 persone indagate per associazione mafiosa, malversazione ai danni dello stato, truffa aggravata, ricettazione, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale. Le indagini avrebbero evidenziato il controllo della cosca Arena, esercitato da almeno un decennio, di tutte le attivita' imprenditoriali connesse al funzionamento dei servizi di accoglienza del Cara "Sant'Anna" di Isola Capo Rizzuto. 

Il sistema. Più  specificamente sarebbe stato documentato come la cosca , attraverso l'operato di Leonardo Sacco, governatore dell'associazione di volontariato "Fraternita di Misericordia" di Isola di Capo Rizzuto, nonche' presidente della Cofraternita Interregionale della Calabria e Basilicata, si sia aggiudicata gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per la gestione dei servizi, in particolare quello di catering, relativi al funzionamento dei centri di accoglienza richiedenti asilo "Sant'Anna" di Isola di Capo Rizzuto e di Lampedusa, affidati in sub appalto a favore di imprese costituite ad hoc dagli Arena e da altre famiglie di 'ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all'accoglienza dei migranti. In particolare, le indagini hanno documentato come le societa' di catering riconducibili ai cugini Antonio e Fernando Poerio, nonche' ad Angelo Muraca, dal 2001 abbiano ricevuto, inizialmente con la procedura dell'affidamento diretto e successivamente in subappalto, la gestione del servizio mensa del centro di accoglienza di Isola la cui conduzione era stata ottenuta dall'associazione di volontariato "Fraternita di Misericordia". L'affidamento avveniva, sino al 2009 in via d'urgenza, in ragione dello stato di emergenza dovuto all'eccezionale afflusso di extracomunitari che giungevano irregolarmente sul territorio nazionale, poi grazie a tre gare d'appalto vinte. Al riguardo, le indagini hanno evidenziato come l'organizzazione criminale, al fine di neutralizzare le interdittive antimafia che nel tempo avevano colpito le sue società di catering, avesse provveduto più volte a mutamenti della ragione sociale e dei legali rappresentanti delle aziende controllate, proprio per mantenere inalterato il controllo della filiera dei servizi necessari al Cara. 

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