Economia & società

Stragi di mafia: nel Vibonese l’inaugurazione della mostra

Saranno ricordati due eroi dello Stato e della legalità: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

falcone borsellino ok

Sono trascorsi 32 anni eppure l’esplosione ancora risuona nelle orecchie di chi, come Francesco Paolo Lannino, visse quei giorni. La data istituita per ricordare le due terribili stragi che nel 1992 insanguinano il palermitano diviene nel tempo rivolta e simbolo di sete di giustizia. A Briatico, giovedì 23 maggio alle ore 10.30, la storia avrà la voce e gli occhi di chi visse quel periodo e quei terribili momenti: Francesco Paolo Lannino, fotografo insieme al suo amico Michele Naccari, per L’Ora di Palermo.
Inaugurerà la mostra il sindaco di Briatico, Lidio Vallone. Seguiranno gli interventi dell’assessore alla Cultura, Mariateresa Centro e del responsabile della formazione di Libera Vibo Valentia, Raffaele Pileggi. Dialogherà, in collegamento, con Francesco Paolo Lannino, Concetta Silvia Patrizia Marzano, presidente de L’Isola che non c’è A.P.S., organizzatrice dell’evento. E’ il 23 maggio 1992 quando la mafia, a Capaci, decide sia ucciso il giudice Giovanni Falcone.

Deve essere un esempio e quindi qualcosa di eclatante: 400 kg di tritolo perché non rimanga alcuna traccia di chi invece ha già segnato un importante solco a favore della legalità, 400 kg di tritolo che sotto le macerie portano via anche la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. I feriti saranno 23, fra quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza. Solo 57 giorni dopo, il 19 luglio perde la vita per mano di cosa nostra, anche Paolo Borsellino, il magistrato che, con Falcone, aveva fatto parte del pool antimafia e costruito l’impianto del maxiprocesso di Palermo aperto nel 1986. Nella strage di via D’Amelio perdono la vita anche cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
“Con la scomparsa dei due simboli della lotta antimafia – si legge in una nota di “L’Isola che non c’è” – che aveva attaccato frontalmente cosa nostra, portando alla sbarra ben 360 imputati, la mafia sembra dimostrare di non essere stata sconfitta e di aver battuto la giustizia. La folla di migliaia di persone che accompagna i feretri dei due magistrati e degli uomini di scorta, dimostra che non è così. Il risveglio delle coscienze, il desiderio di rompere il silenzio omertoso, sono il simbolo del dolore che unisce, della costernazione e dell’indignazione. “Macelleria Palermo”, 44 scatti per immergersi nel clima di terrore e di omertà che caratterizzo quegli anni, ma soprattutto comprendere che sicurezza vuol dire sì avere la presenza di Forze dell’ordine sul territorio, avere delle regole, delle leggi, dei tribunali, ma è anche molto di più: vuol dire anzitutto creare in un contesto sociale e in una comunità, una cultura della legalità e del rispetto delle regole, per fare prevenzione e sicurezza integrate. Per formare cittadini consapevoli, nella certezza che si può vivere in pace nella comunità soltanto rispettando regole, leggi e rispettando il prossimo. Perché la Giornata Nazionale della Legalità non è solo lotta alla mafia, è attenzione, è incontro, è accendere un faro su tutti coloro che hanno fatto la storia della giustizia in Italia. Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia, Boris Giuliano, capo della Squadra Mobile di Palermo, Mauro De Mauro, giornalista, don Pino Puglisi, Peppino Impastato e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ma anche tanti altri uomini e donne che ci portano a chiederci cosa sia la legalità e se saremo in grado di dare l’esempio alle nuove generazioni. Perché “Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così” (Giovanni Falcone)”.

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