Cronaca

Usura ed estorsione nel Vibonese, accusato scarcerato (NOMI)

La Suprema Corte è stata chiamata a valutare per la quarta volta la vicenda

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Si conclude con la remissione in libertà di Pasquale La Rosa la lunga vicenda cautelare, in cui la difesa Avv. Giovanni Vecchio e Sandro D’Agostino sono stati impegnati nella formulazione di ben quattro ricorsi in Cassazione avverso altrettante Ordinze del Tribunale del Riesame di Catanzaro, in relazione al procedimento che lo vede imputato presso il Tribunale di Vibo Valentia, con le accuse di usura ed estorsione ai danni dell’imprenditore Mondella (deceduto).

La Suprema Corte chiamata a valutare per la quarta volta la presente vicenda cautelare ha disposto l’annullamento senza rinvi0 della misura cautelare degli arresti domiciliari. Il ricorrente viene cautelato, e portato in carcere, il 10.5.2022 in relazione al capo C) (usura) e D) (estorsione) dell’editto di imputazione cautelare. I capi di incolpazione sono legati fra loro, poiché alla lettera C) si contesta il tentativo di un prestito usuraio ed al capo successivo l’estorsione diretta a recuperare il prestito che non è stato onorato dal Mondella Antonio.

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro nella prima sede ex art. 309 c.p.p., con Ordinanza del 31.5.2022, ha escluso la ricorrenza di gravi indizi di colpevolezza in merito alla più grave ipotesi riguardante l’estorsione (posta in essere, secondo l’ipotesi di accusa, da Elio Ventrice – concorrente nel capo D – il quale avrebbe rivolto al Mondella, consistente nella frase “lui e il fratello ti saltano addosso”). Veniva mantenuta la più grave cautela per l’usura ritenuta aggravata ex art. 416 bis co. 1 c.p.p.

Il giudizio cautelare è, pertanto, continuato limitatamente al capo C (usura risalente al 2010). La Suprema Corte di Cassazione ha annullato l’Ordinanza del Tribunale del Riesame con riferimento all’aggravante speciale di mafia relativamente al capo C), per ben due volte.

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro, chiamato per la terza volta a verificare la vicenda cautelare (Ordinanza del 13.6.2023), si vede, pertanto, costretto ad escludere la citata aggravante. Il giudizio veniva circoscritto alla necessita o meno di applicare una misura cautelare, quindi sull’adeguatezza della cautela custodiale, rispetto ad un fatto di usura (non aggravata da modalità mafiosa) risalente al 2010.

Il Tribunale del Riesame stabiliva di mantenere gli arresti domiciliari ma anche detta Ordinanza veniva annullata da Codesta AG, disponendo in data del 27.10.2023, il giudizio di rinvio in cui viene adottata l’Ordinanza impugnata, in riferimento alla quale la Corte di Cassazione, Sezione Sesta, all’udienza dell’8 maggio, in accoglimento del ricorso interposto dagli avvocati Giovanni Vecchio e Sandro d’Agostino, ha disposto la rimessione in libertà del La Rosa. Questi, pertanto, potrà difendersi da libero dalla accusa mossegli nel processo tuttora in corso dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia.