Cronaca

Natuzza e le stimmate nella settimana santa. La passione di Cristo sul proprio corpo

Dettagli inediti e una foto mai pubblicata prima della mistica di Paravati con le stimmate durante i giorni della passione

Generico marzo 2024

I primi segni delle stimmate –  di cui per anni si è dibattuto molto nel mondo della scienza e in quello della chiesa –  apparivano puntualmente all’inizio della Quaresima, sotto forma di macchie rossastre, fino a produrre delle lesioni che nei giorni della Settimana santa diventavano sanguinanti. Nella maggior parte dei casi si trattava di vere e proprie piaghe che – come ha avuto modo di mettere nero su bianco a suo tempo il medico chirurgo Rocco Molè, autore di uno studio attento e specifico alla fine degli anni Ottanta – guarivano poi senza che ci fosse bisogno di farmaci e tantomeno di medicazioni. Il fenomeno pare abbia avuto inizio nel 1955 anche se Francesco Mesiano – uno dei primi a scrivere sulla giovane donna di Paravati – nel suo volume I fenomeni paranormali di Natuzza Evolo colloca queste manifestazioni a partire dal 1958, quando lei aveva 24 anni.

IL CULMINE DELLE SOFFERENZE NELLA GIORNATA DI VENERDI’ SANTO

Negli anni in tanti – soprattutto medici, uomini di scienza e sacerdoti. tra cui i due padri spirituali della mistica don Pasquale Barone e padre Michele Cordiano -– hanno assistito a questi eventi nell’abitazione di via Nazionale (il luogo dove Natuzza ha ricevuto per diversi lustri migliaia di persone con il loro carico di sofferenze) e successivamente presso il centro anziani “Monsignor Pasquale Colloca”, della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”,  da lei fondata. dove è stata  è stata ospite, insieme al marito Pasquale Nicolace,  a partire dalla seconda metà degli anni Novanta. Dai loro racconti emerge che Fortunata Evolo cadeva a più riprese in uno stato di estasi e che le stimmate si trasformavano, a contatto con bende e fazzoletti, in testi di preghiere in lingue diverse, ostie, ostensori, corone di spine e cuori. Lo stato di sofferenza raggiungeva il suo culmine nella giornata del Venerdì santo, esattamente tra mezzogiorno e le 14.30 con la flagellazione e un susseguirsi di crisi respiratorie strettamente legate all’agonia di Cristo sulla croce. Solo nell’ultimo anno di vita sul corpo di mamma Natuzza. venuta a mancare il primo novembre del 2009, non si sono aperte le ferite e le sofferenze sono state meno dolorose degli anni precedenti.

LE ANOLOGIE CON ALTRI MISTICI COME SAN PIO DI PIETRELCINA E LA VENERABILE MARTA ROBIN

 Fenomeni straordinari come quelli vissuti da Natuzza Evolo hanno anche caratterizzato il percorso umano e spirituale di san Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione (25 maggio 1887-23 settembre 1968) che la mistica di Paravati ebbe  modo di incontrare di persona nei primi anni Sessanta a San Giovanni Rotondo, dove era stata accompagnata dai coniugi Italia e Libero Giampà di Catanzaro, tra i primi a seguire con grande affetto e fede il cammino di Natuzza, tant’è che furono proprio loro a  realizzare la cappella di via Nazionale dove la mistica era solita ricevere la gente. Qualche anno dopo, il 10 settembre 1968, lo stesso padre Pio, nel corso di una visione, chiese a Natuzza di pregare per lui, preannunciandole che sarebbe morto di lì a qualche giorno. «Prega per le mie sofferenze – disse il frate – perché sono all’apice, fra poco le mie finiranno e inizieranno le tue». Padre Pio morirà il 23 settembre dello stesso mese. Identiche esperienze legate alle stimmate si ricavano inoltre dalle biografie della venerabile Marta Robin, una mistica cattolica francese (13 marzo 1902-6 febbraio 1981), fondatrice dei focolari della carità, le cui sofferenze sono descritte nei suoi quaderni; di Teresa Neumann, mistica cattolica tedesca (8 aprile 1898-18 settembre 1962), che per trentasei anni si è nutrita quotidianamente solo con la Comunione e senza assumere né bevande né alimenti; della beata Anna Katharina Emmerick (8 settembre 1774-9 febbraio 1824), una monaca, anche lei tedesca, la quale soleva dire che quando si recava in un cimitero, di fronte alle tombe percepiva luce o tenebre, a seconda che l’anima di quel defunto si trovasse in Paradiso o all’Inferno.

Un’altra figura che ha dedicato la propria vita a Dio e che ha vissuto come Natuzza sul proprio corpo la Passione di Cristo è la beata Elena Aiello, una suora elevata agli altari nel 2011. La  religiosa,  nata a Montalto Uffugo (Cosenza) il 10 aprile 1895 è morta a Roma nel 1961, dopo una vita a favore degli  anziani, degli orfani e della loro formazione. Di salute cagionevole, la religiosa, visse per anni sul suo corpo le sofferenze del Crocifisso. Di Suor Elena Aiello, dopo la sua avvenuta beatificazione, papa Ratzinger ebbe a dire che «la Chiesa che è in Italia gioisce per l’elevazione alla gloria degli altari di un’anima eminentemente eucaristica, il cui esempio deve accrescere in tutti l’amore per il mirabile Sacramento dell’altare». Vite nel segno della fede, storie di mistici scelti da Dio che hanno compiuto fino in fondo la loro missione, soffrendo per i peccati del mondo, pregando e aiutando, esattamente come Fortunata Evolo.

LE APPARIZIONI E I MESSAGGI

Natuzza durante la Quaresima ebbe diversi apparizioni sia di Gesù che dalla Vergine Maria.  In una di queste del Venerdì santo del 1982, Gesù si rivolge alla futura Serva di Dio con queste parole: «Il mio cuore è ferito per i peccati del mondo, ma le ferite del tuo cuore e i bambini innocenti fermano la mia volontà di distruggere il mondo». E in un’altra occasione, datata 3 marzo 1996, Gesù appare a Natuzza vestito di bianco e in una grande luce: «Figlia, è stato un brutto anno per te, il più brutto di tutta la tua vita, perché ti ho messo nel frullatore e il tuo corpo è triturato per amore degli altri. Tu lo stai sopportando per amore mio e per la conversione dei peccatori. Nel mondo non c’è pace, perché si è scatenato lucifero. Porta veleni e guerre, perché un terzo della popolazione è con me, gli altri sono preda del demonio e godono del male degli altri. Non solo fanno ma anche ne godono. Il perdono, loro, non lo capiscono e non lo vogliono capire e non lo chiedono. Capiscono solo il male. Se non si pentono, per loro non ci sarà perdono né pietà. Tu sei assetata di sofferenza per aiutare me a portare la croce e per amore degli altri, ma quest’anno sei costretta a dire: “Signore non ne posso più”, perché la tua vita è legata a un filo. Chiedi per te un po’ di riposo e di pace nel cuore. Tu hai solo la mia pace e niente più. Tutto ti fa soffrire per l’ingratitudine dell’uomo. Tu mi ami e io più di te. Ricordati che tutta la tua vita è stata una sofferenza. Sei salita al calvario, che cosa vuoi di più?».

Durante la Settimana santa del 1984, a proposito della corona di spine sul suo capo, Gesù si rivolge a lei con queste parole: «Offrila per la conversione dei peccatori» e le fa notare che gli altri la corona di spine non la vogliono «perché gli uomini intendono come dono il potere, i soldi e la bellezza, non sanno che ogni spina salva mille anime». Per anni Natuzza Evolo ha ricevuto messaggi di questo genere, trascritti spesso dai suo stessi figli.  Un vero e proprio patrimonio di Fede e di Spiritualità. Il segno di quanto luminoso sia stato e continua ad essere il Cielo di Paravati, dove, per oltre tre quarti di secolo, mamma Natuzza, oggi Serva di Dio e di cui è in corso il processo di Beatificazione – avviato a suo tempo dal vescovo oggi emerito Luigi Renzo -ha svolto la sua missione con la semplicità dei suoi gesti e la grandezza delle sue parole.  Ed oggi Paravati di Mileto- dove il sei agosto del 2022 è stata aperta al culto dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Attilio Nostro la chiesa della Villa della Gioia, dedicata al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, frutto di un’apparizione mariana avvenuta nel 1944 – è meta costante di tanti pellegrini. Folle sempre più numerose partecipano alle celebrazioni religiose e agli altri eventi che quest’anno rivestono un’importanza particolare in quanto il 23 agosto prossimo ricorre il centenario della nascita della mistica con le stimmate. che durante il suo percorso terrreno soleva accogliere chiunque con questa frase: “Benvenuto figlio mio!”