Cronaca

Le rivelazioni dell’ex killer della ‘ndrangheta

Imputato nel processo sulla strage del 2 agosto 1980, Paolo Bellini aggiunge particolari inediti

Generico marzo 2024

«Non ho niente a che fare con la strage di Bologna». Paolo Bellini, “ex killer di ‘ndrangheta” – imputato nel processo sulla strage del 2 agosto 1980 – ha reso dichiarazioni spontanee nel corso del procedimento dinanzi la Corte d’Assise d’Appello che mira a far luce su uno degli eventi più tragici del nostro Paese. L’ex esponente di Avanguardia nazionale, nell’udienza dello scorso 14 marzo, ha aggiunto alcuni particolari al suo racconto, impreziosendolo con alcune dichiarazioni che riguardano il “Mossad” che per l’imputato «era a Bologna il 2 agosto».

Le dichiarazioni
«A Bologna c’era Kram, e poi un uomo e una donna, noti esplosivisti. Lo sapeva Ugo Sisti e mi ha detto tutto», confessa Bellini. Che cita un presunto rapporto col procuratore capo di Bologna di allora, Ugo Sisti, e racconta che il fratello, Guido Bellini, «avevano ricevuto da Sisti compiti precisi». Secondo Paolo Bellini, il fratello avrebbe dovuto intrattenere rapporti con i palestinesi per ricucire il lodo Moro, mentre lui, «avrebbe dovuto fotografare i palestinesi a Bologna, nell’ospedale di Reggio Emilia e a Firenze, con determinate caratteristiche fisiche per individuare eventuali terroristi». «Io non sto dicendo che a fare la strage di Bologna sono stati i palestinesi, io dico quello che ho fatto io in quel periodo. Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare per ricucire il lodo Moro», confessa Bellini. La Corte d’Assise d’Appello di Bologna ha disposto una nuova perizia sul video girato in stazione a Bologna la mattina del 2 agosto 1980 dal turista Harald Polzer. A richiedere l’esame erano stati i difensori di Bellini, mentre la Procura generale e le parti civili si erano opposte. I periti avranno 20 giorni di tempo per stabilire da quale posizione sono state effettuate le riprese in stazione a Bologna la mattina della strage. L’obiettivo della Corte è stabilire se le immagini in cui si vede l’anonimo identificato come Paolo Bellini siano state riprese a bordo del treno, come sostengono la Procura generale e le parti civili, oppure se siano state fatte da terra, come ipotizzano i legali dell’imputato. Occorre accertare, inoltre, se le riprese siano state girate dopo l’esplosione, oppure in un orario antecedente. Gli esperti incaricati dalla Corte illustreranno i risultati della perizia nell’udienza fissata per il 10 aprile.