Cronaca

Vibo, il vescovo invita i fedeli, dall’altare, a firmare contro l’aborto e scatena le polemiche

La provocazione di Monsignor Attilio Nostro non lascia in silenzio la politica: "GIù le mani dalle legge 194"

vescovo attilio nostro

Polemiche accese nei confronti del vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Attilio Nostro che, domenica scorsa, a conclusione dell’omelia nella chiesa del Roario a Vibo, ha invitato i fedeli, a sottoscrivere la proposta del parlamento che concerne l’obbligatorietà, per i medici dei consultori, di far udire il battito del feto alle donne che si apprestano a praticare l’aborto. Chiaro l’intento: provare a farle desistere anche in extremis dal loro intento. Un input che ha trovato, ovviamente, il sostegno della sindaca Maria Limardo non quello di tanti militanti di area progressista. Durissima Teresa Esposito, portavoce regionale delle donne democratiche. “E’ singolare -ha spiegato ieri l’esponente democrat -che la chiesa scenda in campo con il suo massimo rappresentante sul territorio, per chiedere di firmare una proposta di legge che va nel senso di un annullamento di una legge, la n. 194, fortemente voluta per rendere libere le donne nella loro scelta di autodeterminazione a condurre in porto o meno, una gravidanza”. Peraltro, “assistiamo da anni -ha sottolineato Esposito – al graduale impoverimento dei servizi offerti dai consultori, un tempo presidi di salute delle donne e di assistenza nei momenti in cui effettuavano scelte così delicate”. Ergo, ”rivendichiamo convintamente il potenziamento di tali servizi , ma soprattutto pensiamo che la chiesa debba ,seppur nel pieno rispetto dei suoi principi, evitare di interferire in modo diretto sulle scelte politiche che riguardano la vita delle donne”. Quindi la chiosa al vetriolo: “Persino la religione cristiana -ha chiosato -contempla il libero arbitrio, ma ci accorgiamo che, improvvisamente, nella nostra Diocesi, la chiesa ha cambiato paradigma, seppure soltanto per quello che riguarda la vita delle donne”.

Durissima pure Loredana Pilegi, consigliera comunale e consigliera regionale Pari opportunità che stamattina tuona dalle colonne della Gazzetta del Sud: “ In una tiepida giornata di ottobre –ha ironizzato – sbarca a Vibo il movimento “pro vita e famiglia” sotto forma di un innocente banchetto, davanti ad una chiesa, per la raccolta delle firme, che vuole far sentire il battito cardiaco del feto, alle donne che hanno già deciso di abortire; il mentore di questa agghiacciante proposta ha gli occhi azzurri ed il sorriso aperto del Vescovo Nostro, che invita la gente a firmare per una modifica di legge, che prevederebbe l’introduzione obbligatoria di questo, nella legge 194 sull’aborto. Come dire , un distillilato di cattiveria pura, con lo stato che la fa da protagonista , con il ruolo di torturatore”. E ancora: “La mia generazione ha fatto battaglie epocali su questo –ha proseguito – per l’autodeterminazione della donna sul proprio corpo, e perché l’aborto avvenisse in ambiente sanitario sicuro”. Poi la stoccata alla chiesa: “L’aborto –ha precisato Loredana Pilegi –è una questione centrale, un campo di battaglia nel quale la chiesa tenta di introdursi da sempre con forti ingerenze politiche”. Una replica al vetriolo all’uscita del vescovo, stigmatizzata pure dall’Anpi, perché “il diritto all’aborto è e rimane alla base del corollario dei diritti a disposizione di ogni donna, cattolica o meno che sia, senza che ciò obblighi in alcun modo chi crede che quell’atto sia un omicidio a compierlo”. Stupito dalla sindaca, avvocato e da chi “ha preferito autorizzare e sponsorizzare l’allestimento di un banchetto per una raccolta firme al posto delle tradizionali bancarelle”, ovvero il vescovo, anche il consigliere regionale Marco Miceli: “Le bancarelle –conclude –sarebbero state certamente più appropriate e apprezzate”.

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