Cronaca

Furti di smartphone, assolti pregiudicato calabrese e la sua compagna

Durante il procedimento non è risultato alcun legame tra la coppia e il furto, come sin dall'inizio dichiarato dall'uomo.

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«Vincere preconcetti e pregiudizi, superare lo stigma sociale e la, purtroppo, radicata convinzione che se in passato hai commesso degli sbagli, di cui hai comunque pagato lo scotto, il giusto prezzo, sarai comunque sempre nel torto». Queste le motivazioni alla base della decisione degli avvocati Ettore Zagarese e Danilo Galluzzi, nell’assumere la difesa del 59enne S.T. e della compagna M.F. di anni 58.

«L’uomo ha dei precedenti penali per furto, un passato noto alle cronache giudiziarie, e, nel momento in cui, nelle adiacenze della loro abitazione, nello Scalo di Rossano, sono stati rubati alcuni smartphone il colpevole non poteva che essere lui e la sua compagna. Un passato delinquenziale, noto e non nascosto, per cui si è stati legittimamente puniti e per cui si è pagato in termine di legge, può essere causa di accuse continue? Si può essere additati ogni volta come l’autore di un misfatto?», hanno dichiarato i legali.

Il processo si è aperto con una accusa di furto aggravato dalla condizione di recidivo di S.T. Durante il procedimento non è risultato alcun legame tra la coppia e il furto, come sin dall’inizio dichiarato dall’uomo che aveva ripetutamente affermato di non essere coinvolto nell’atto delittuoso. Al termine dell’istruttoria, il Tribunale di Castrovillari, condividendo le tesi della difesa, ha assolto i due.

«Abbiamo assunto la difesa dell’uomo non certo per mere ragioni economiche, si tratta di persone non abbienti, che mi hanno dato fiducia sin dagli albori della mia attività forense – ha dichiarato l’avvocato Zagarese anche per conto dell’avvocato Danilo Galluzzi – ma è stata una scelta condivisa dal mio staff su un punto di principio per noi inderogabile, non possiamo accettare l’imperversare di un certo tipo di cultura che condiziona più di quanto non possa sembrare, la “cultura del sospetto” che opera nelle grandi questioni così come nelle più piccole. In questa fase amplificata dall’effetto a catena dei social e spesso i processi si fanno prima sulle bacheche di facebook che nelle aule di tribunale. Si insinua un’idea nell’opinione pubblica e la persona, solo in virtù di un passato in cui ha violato la legge, resta colpevole per sempre e “a prescindere” come direbbe Totò. Abbiamo scelto la verità a fronte della risposta più semplice e forse anche più popolare»

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