Politica

La nomina del deputato vibonese Mangialavori a sottosegretario diventa un caso

Il quotidiano La Repubblica ha analizzato il momento in Forza Italia, citando anche i rumors attorno al parlamentare.

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Il nome di Giuseppe Mangialavori diventa un caso. Il deputato punta ad ottenere la nomina a sottosegretario, ma c’è chi storcerebbe il naso, come riporta la Repubblica. «Nel secondo tempo della faida tutta azzurra tra gli ‘scissionisti’ della senatrice Ronzulli e i seguaci governisti legati al vicepremier Tajani, il paradosso è che a occupare posti di sottogoverno arrivi proprio chi rischia di mettere in imbarazzo, per una teoria di ipotesi e sospetti mai risolti, la componente già invisa a Meloni. Un nome su tutti? Il deputato FI Giuseppe Mangialavori, coordinatore proprio in Calabria», riporta il noto quotidiano.

Vengono poi citati gli atti di “Imponimento”, nel quale il nome del parlamentare vibonese compare insieme a quelli di esponenti di spicco della ‘ndrangheta. Su questo Nicola Morra, ex presidente della commissione antimafia ha chiesto più volte spiegazioni. Oggi, sollecitato da Repubblica, sbotta: «Troppo silenzio, tanti complici, una cappa opprimente. E ora vogliamo meravigliarci che Mangialavori diventi sottosegretario? Basta, non ne parliamo più, tanto Roma vuole che la Calabria sia terra morta, politicamente: dev’essere solo bacino di consensi. Serve a Forza Italia, e anche al Pd e a ciò che resta dei 5S, che flirtano con questo quadro politico. In Calabria uno come me non ci può tornare. E gli onesti aspettano ancora che si sciolgano gli enti inquinati».

Il quotidiano parla ancora della situazione vibonese, come quella relativa al presidente della Provincia, Salvatore Solano, o all’ex consigliere regionale, Vito Pitaro, o al Comune capoluogo guidato dal sindaco Maria Limardo.

Ritornando a Mangialavori, «l’altro giorno, nella sua prima dichiarazione alla Camera, si è limitato con tono flautato ad apprezzare “le parole della presidente Meloni sulla centralità di una nuova questione meridionale”, nessun riferimento né all’abbraccio ferino delle cosche né alla corruzione. Ronzulli lo aveva spinto a tutti i costi, vanamente, come ministro del Sud al posto di Musumeci. Un sodalizio forte, tra loro: quando scoppiò la bagarre sull’elezione di La Russa in Senato avvenuta a dispetto della defezione decisa da Berlusconi con la sua zarina, fu Mangialavori che andò in tv ad attaccare. “Certo che non ce lo aspettavamo – sibila il deputato calabrese – Pensavamo che il capo del governo in pectore facesse l’accordo con noi, che tenesse al centrodestra unito, invece lo ha fatto con la sinistra”».

«Per la presidente dei senatori di FI, adesso, gli toccherebbe uno dei primi posti di sottosegretario. Una volta sistemati i due big, come Valentino Valentini e Francesco Paolo Sisto, e l’amico di Ronzulli, Alberto Barachini – rispettivamente al Mise, alla Giustizia e all’Editoria – Mangialavori punta o al Sud (Musumeci), o al Pnrr (con Fitto), o alla salute (con Schillaci). Intanto viaggiano senza risposta i dubbi sulle sue eventuali relazioni pericolose. La trasparenza può attendere. La Calabria che non ti aspetti, per usare lo slogan vincente di Occhiuto Jr, deve ancora venire», conclude La Repubblica.