Cronaca

Amori nascosti e pericolosi negli ambienti criminali vibonesi

Le motivazioni di un omicidio avvenuto nel 2018. Due cugini e una ragazza contesa, ed una condanna a 30 anni di reclusione.

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Sono state rese note le motivazioni dell’omicidio di Bruno Lazzaro, 27 anni, commesso tra Sorianello e Gerocarne il 4 marzo 2018 e confessato dal cugino Gaetano Muller nel corso del giudizio di primo grado. Come riportato dal Quotidiano del Sud, il primo giudice aveva dichiarato l’allora 19enne responsabile del reato di omicidio, condannandolo, previa diminuzione per la scelta del rito abbreviato, alla pena di 30 anni di reclusione, nonché al risarcimento del danno in favore delle parti civili costituite: 250mila euro ciascuno per le posizioni di Viola Inzillo e Giuseppe Lazzaro e 100mila per la posizione di Azzurra Lazzaro. La Corte d’Appello aveva riformato quella sentenza riconoscendo l’assenza dell’aggravante della premeditazione, e rideterminando la pena a 16 anni. Infine la Cassazione, il 17 marzo di quest’anno, ha confermato quel verdetto rigettando sia i ricorsi della difesa in ordine alla riqualificazione del delitto in preterintenzionale e quello della Procura generale sulla premeditazione. Cassazione che ora ha depositato le motivazioni della sentenza.

L’omicidio, come riporta ancora il Quotidiano del Sud, era avvenuto al culmine di una complessa vicenda originatasi con l’inizio di una «relazione clandestina – scrive la Cassazione – tra la vittima e la ex fidanzata dell’imputato, all’epoca dei fatti minorenne, Marianna Emanuele», e si consumava in seno al presunto sodalizio degli Emanuele, ragione per la quale vi è una inchiesta parallela in corso ad opera della Dda di Catanzaro. Relazione, portata avanti «per diverso tempo e ripresa una seconda volta dopo una prima scoperta da parte della famiglia della minore e dello stesso imputato, e confessata dalla ragazza all’ex fidanzato nello stesso giorno dell’uccisione».

Per la Cassazione, la Corte di merito ha enucleato con «adeguata chiarezza gli elementi dimostrativi del dolo di omicidio volontario alla base della condotta posta in essere da Muller: invero, l’inflizione di una coltellata in zona vitale (quadrante addominale destro) vibrata con una notevole forza, tanto da aver provocato un massivo versamento addominale, nonché la profondità della ferita (13 cm), ben superiore alla lunghezza della lama (6-7 cm, anche tenuto conto dell’elasticità della cute nella zona d’ingresso), sono stati considerati in modo congruo e logico certi e inequivocabili indici del dolo omicidiario, non già del semplice dolo di lesioni».