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Caro-bollette e altri aiuti: “Il nuovo Governo dovrà trovare subito 40 miliardi”

L'analisi della Cgia di Mestre: "Impossibile mantenere promesse elettorali come drastica riduzione delle tasse e riforma delle pensioni"

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Il nuovo Governo dovrà trovare entro il prossimo 31 dicembre almeno 40 miliardi di euro, 5 dei quali per estendere fino a fine anno gli effetti contro il caro-energia, introdotti con il decreto Aiuti ter, e altri 35 per consentire, attraverso la prossima legge di bilancio, che alcuni provvedimenti introdotti dal Governo Draghi non decadano con l’avvio del nuovo anno.

Lo sottolinea l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo il quale “sarà quasi impossibile mantenere, almeno nei primi 100 giorni, le promesse elettorali annunciate in questi ultimi due mesi come, ad esempio, la drastica riduzione delle tasse, la riforma delle pensioni, il taglio del cuneo fiscale. Senza contare che se il nuovo inquilino di Palazzo Chigi vorrà intervenire con ulteriori provvedimenti per mitigare il caro-energia saranno necessari altri 35 miliardi per ridurre di almeno la metà i rincari che si sono abbattuti quest’anno su famiglie e imprese”.

Non sarà inoltre facile, secondo gli artigiani mestrini, trovare le tutte le risorse per confermare l’anno venturo molti provvedimenti introdotti dal governo Draghi: quasi 15 miliardi di euro per rinnovare nel primo trimestre le misure contro il caro energia del decreto Aiuti ter; almeno 8,5 miliardi per indicizzare le pensioni; almeno 5 per il rinnovo del contratto del pubblico impiego; 4,5 per lo sconto contributivo del 2% dei dipendenti con reddito fino a 35 mila euro; 2 di spese indifferibii.

“Il pericolo che l’economia del nostro Paese stia scivolando lentamente verso la stagflazione – aggiunge Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi – è molto elevato. Uno scenario che potrebbe verificarsi l’anno prossimo anche in Italia, così come già è successo nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso. Gli effetti della guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici rischiano, nel medio periodo, di spingere l’economia verso una crescita pari a zero, con una inflazione che si avvierebbe a toccare le due cifre”. Secondo la Cgia, con la misura dell’aumento dei tassi di interesse, “operazione già in corso che provocherà la diminuzione della massa monetaria in circolazione”, l’Italia “registrerebbe un deciso incremento del costo del debito pubblico. Altresì, bisognerebbe intervenire simultaneamente almeno su altri due versanti: in primo luogo, attraverso la drastica riduzione della spesa corrente e, in secondo luogo, con il taglio della pressione fiscale, unici strumenti efficaci in grado di stimolare i consumi e per questa via alimentare anche la domanda aggregata di beni e servizi. Operazioni, queste ultime, non facili da applicare in misura importante, almeno fino a quando – conclude la nota – non verrà rivisto il Patto di stabilità a livello europeo”.