Cronaca

Violenta due bambine di 8 e 12 anni ma per la difesa la più grande era consenziente

Al termine del processo è stato dichiarato colpevole ma l'intera impalcatura difensiva è stata costruita dal suo avvocato proprio sul consenso sessuale della 12enne

Violenza sessuale

È finito a processo per aver violentato una bambina di 8 anni a una di 12, ma dinanzi al giudice che lo accusava di 33 capi di imputazione, l’uomo Tulisi Leiataua, si è difeso dicendo che una delle due vittime era consenziente.
Al termine del processo è stato dichiarato colpevole ma l’intera impalcatura difensiva è stata costruita dal suo avvocato proprio sul consenso sessuale della 12enne. Nonostante in Nuova Zelanda, paese teatro della vicenda, l’età in cui è fissato il consenso sessuale è 16 anni, vi è un comma della legge che permette a chi è accusato di stupro di potersi difendere facendo appello proprio al fatto che le vittime, anche se minorenni, siano consenzienti.
La vicenda ha scosso fortemente il Paese e messo nuovamente in discussioni le leggi neozelandesi in merito al consenso sessuale e ai reati di violenza sessuale.

“È necessario un cambiamento, ora”, ha affermato Kathryn McPhillips, direttrice esecutiva dell’organizzazione che aiuta le vittime di abusi sessuali HELP. Nella lunga intervista rilasciata dopo la vicenda di Leiataua, ha spiegato come non solo sia del tutto immorale anche solo discutere del fatto che un bambino possa acconsentire a un rapporto sessuale ma permettere che questi ultimi vengano interrogati in aula su questo tema è come usare loro violenza una seconda volta.
Layba Zubair, attivista 17enne ha lanciato una petizione da presentare poi in parlamento per una revisione delle leggi sul consenso sessuale in Nuova Zelanda, sostenendo che “la definizione di consenso nelle nostre leggi attuali non è rappresentativa”.

“Il fatto che le nostre leggi non abbiano nemmeno una definizione per il consenso e che non proteggano le persone di appena 12 anni, è semplicemente orribile”, ha concluso. Secondo uno studio commissionato nel 2021 dagli avvocati che rappresentavano una vittima di violenza sessuale, dagli interrogatori incrociati di bambini e adolescenti di 15 processi per abusi sessuali è emerso che le vittime sono state “tormentate e accusate esplicitamente di mentire”, e che in alcuni casi è stato chiesto loro se si fossero divertite a subire abusi.