Vaiolo delle scimmie, ecco cosa è possibile sapere: dai sintomi al vaccino

Il contagio avviene da una persona all’altra per stretto contatto con lesioni, goccioline respiratorie e materiali contaminati

VAIOLO

Aumentano i casi di vaiolo delle scimmie in diversi Paesi dall’Australia all’Italia. Secondo l’Oms il virus sembrerebbe simile al ceppo meno aggressivo endemico nell’Africa occidentale. Il contagio avviene da una persona all’altra per stretto contatto con lesioni, fluidi corporei, goccioline respiratorie e materiali contaminati come le lettiere. Secondo l’Ecdc i sintomi dei casi rilevati in Europa
appaiono lievi, ma i numeri sono ancora bassi e il profilo di gravità non può essere stimato in modo affidabile.

I sintomi

Possono comparire febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, e piccole croste. Il vaiolo delle scimmie è solitamente “autolimitante”, cioè non evolve in modo grave, ma lo può essere in alcuni individui, come bambini, donne in gravidanza o persone immunodepresse.

La mortalità

In Congo il tasso di mortalità arriva fino al 10,6%, ma nei paesi industrializzati la letalità è marginale grazie ai farmaci antivirali e al trattamento con antibiotici. Il vaccino Imvanex
autorizzato in Europa nel 2013 contro il vaiolo “classico” negli Usa è stato approvato pure per il vaiolo delle scimmie. In Italia gli over 45 sarebbero già protetti grazie al vaccino anti-vaiolo fatto da bambini. La profilassi nel nostro Paese venne sospesa dal 1977.

Si tratta di un’infezione causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo ma che largamente si differenzia dal vaiolo stesso per la minore diffusività e gravità. È diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori, prevalentemente in Africa. L’infezione si trasmette dall’animale all’uomo attraverso la saliva ed altri fluidi dell’animale o il contatto diretto con l’animale.

Nell’uomo si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste. Si può trasmettere da uomo a uomo attraverso droplets, contatto con fluidi corporei o con le lesioni cutanee. È possibile che le persone che non sono state vaccinate contro il vaiolo (vaccinazione abolita in Italia nel 1981) siano a maggior rischio di infezione con il monkeypox per l’assenza di anticorpi che, per la similitudine del virus del vaiolo con il monkeypox, possono essere efficaci a contrastare anche questa virosi.

L‘infezione è relativamente infrequente nell’uomo e comunque fuori dall’Africa, ma sono stati riportati casi sporadici ed anche un’epidemia in USA nel 2003, in seguito all’importazione dall’Africa di animali non adeguatamente controllati sotto il profilo sanitario.

La malattia si risolve spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche; possono venir somministrati degli antivirali quando necessario.

Attualmente, sono stati segnalati alcuni casi in Portogallo, Spagna, UK e Italia, finora maggiormente in giovani MSM (maschi che fanno sesso con maschi). L’ECDC ha attivato un sistema di allerta a livello europeo al quale partecipa l’ISS. Inoltre, l’ISS ha costituito una task force composta da esperti del settore ed ha contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse al fine di monitorare continuamente la situazione nazionale.

Le raccomandazioni prevedono di restare a casa a riposo qualora insorga la febbre e di rivolgersi al medico di fiducia in caso di comparsa di vescicole o altre manifestazioni cutanee. Come prevenzione, è importante evitare il contatto con persone con febbre e valutare con attenzione, prima di ogni contatto personale stretto o contatto sessuale, la presenza di eventuali manifestazioni cutanee inusuali (quali vescicole o altre lesioni) sulla cute del partner. Questo comportamento è utile a prevenire non solo il monkeypox ma anche altre infezioni sessualmente trasmesse.