Cronaca

Nel Vibonese gita negata ad un’alunna disabile, la scuola si difende: “Errore riparabile”

La dirigente Maria Gueli: "La mamma della piccola doveva chiarire direttamente in presidenza"

Scuola-di-Zungri

Sulla vicenda della bambina disabile di Zungri costretta, almeno in un primo momento, a rinunciare alla gita scolastica a Serra San Bruno in quanto il bus della ditta privata non sarebbe attrezzato a trasportare i diversamente abili, c’è da registrare la presa di posizione della dirigente scolastica Maria Gueli, che ha inteso fare chiarezza sulla vicenda, anche tenuta in considerazione la preda di distanza del sindaco Franco Galati. Il primo cittadino, infatti, ha declinato ogni responsabilità, mettendo a disposizione il pullmino del Comune.

“Abbiamo a cuore Carol, e, insieme con lei, abbiamo a cuore tutti gli alunni del nostro istituto. La loro crescita serena – si legge in una nota firmata, oltre che dalla dirigente, dal personale docente e dal personale comprensivo dall’Istituto Comprensivo di Cessaniti – la costruzione della loro personalità, attraverso l’affastellarsi delle piccole grandi esperienze della quotidianità scolastica, rappresentano il senso della nostra missione professionale. Anche questo è stato un anno complicato: potevamo seguire la via più semplice, rinviando al prossimo anno scolastico i viaggi di istruzione, ben consapevoli che i tempi stretti tra la fine dello stato d’emergenza (31 marzo 2022) e la fine delle attività didattiche, ci avrebbero facilmente esposti al rischio di errori organizzativi; ma abbiamo preferito restituire il prima possibile ai nostri alunni uno spicchio di normalità, dopo due anni e più di restrizioni”.

Tutte le classi e tutti i plessi del nostro Istituto hanno chiesto di poter “fare un’uscita didattica. Le procedure amministrative, i tempi tecnici, le tappe obbligate nell’iter di affidamento dei viaggi a cui la pubblica amministrazione è soggetta, ci hanno costretti ad una corsa contro il tempo: il nostro Direttore dei Servizi ha fatto i salti mortali per mettere tutte le classi in condizioni di partire entro maggio. Tutto questo, facendo attenzione a conciliare le diverse esigenze: la valenza didattica dell’esperienza, i costi, i servizi offerti, la sicurezza… in bilico continuo tra chi si aggiunge e chi si ritira, per cui è un rifare più e più volte le procedure burocratiche con nuovi calcoli e nuovi atti amministrativi”.

Sulla vicenda specifica, assurta alle cronache, i firmatari del documento hanno tenuto ad esprimere il loro punto di vista: “Possiamo aver sbagliato nella comunicazione tra i soggetti che avevano parte nell’organizzazione dell’uscita: le maestre che hanno raccolto le adesioni di partecipazione (tra cui quella di Carol); la funzione strumentale preposta, che verifica gli itinerari, il numero dei partecipanti, la sussistenza di particolari esigenze; l’ufficio amministrativo che sulla base di quei dati organizza le procedure di affidamento alla ditta dei trasporti; possiamo avere sbagliato a dare per scontato che la ditta che offriva il prezzo più vantaggioso disponesse di un mezzo idoneo a far viaggiare anche Carol; possiamo aver sbagliato nel comunicare prontamente ai genitori la variazione di prezzo che sarebbe intervenuta, affidando l’uscita alla seconda ditta in elenco (basta guardare i verbali di gara) essendosi la prima ritirata, prestando il fianco ai giornalisti che hanno rincarato la dose. Possiamo aver sbagliato, ma lo abbiamo fatto per “eccesso di volontà” a far andare i nostri bimbi – tutti – in gita scolastica: prova ne sia che abbiamo previsto per 70 alunni partecipanti 15 docenti accompagnatori, tra i quali i docenti di sostegno; e pensiamo che il valore della genuinità delle intenzioni si misura anche dall’eventualità di commettere errori. Perciò abbiamo letto con profonda amarezza gli articoli sulla stampa e i commenti alla notizia, che secondo noi danno della nostra scuola un’immagine distorta: si è voluto dipingerla, artatamente, come il luogo dell’esclusione e dei diritti negati, conditi dall’insensibilità, al limite del cinismo, delle maestre che comunicano “sarà per il prossimo anno”. La nostra scuola? La scuola? Il luogo deputato a realizzare l’inclusione e l’integrazione di tutti? Il luogo “per elezione” dove si insegna quotidianamente e prioritariamente il rispetto dei diritti? Inaccettabile!”

E ancora: “Ci sfugge la ratio, nell’aver tramutato un errore riparabile (perché nessun affidamento formale era stato fatto ad alcuna ditta) in un caso mediatico in cui traspare con evidenza la volontà di trovare a tutti i costi la colpevolezza intenzionale della scuola. Sarebbe stato sufficiente (e auspicabile) un colloquio diretto della mamma di Carol con la presidenza della scuola, che mai ha negato l’ascolto e il confronto a nessuno, nell’obiettivo di cercare soluzioni e abbattere i disagi. Sarebbe bastato affidarsi a quel rapporto di fiducia e di reciproco supporto tra scuola e famiglia che da sempre impronta l’azione educativa della scuola italiana. Si è preferito affidare la proprie – legittime – rivendicazioni ad altri interlocutori che – ci sia concesso dubitare – antepongono ben altri interessi alla felicità di Carol per la partecipazione alla gita di classe. Cui prodest?”.

Nel Vibonese gita negata ad una alunna disabile: si mobilitano le istituzioni

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