Rinascita, Mommo Macrì e le estorsioni a bar e negozi di Vibo. Ecco quali

Richieste estorsive -quelle evidenziate dagli inquirenti -che partivano da semplici prestiti o da "acquisti" di maglioni a 10 euro

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C’è una sequela di estorsioni nei confronti di commercianti ed imprenditori, che emerge dalle motivazioni della sentenza Rinascita-Scott, in abbreviato. Tra queste si segnala quella al bar Cristal, nella parte alta di Vibo Valentia. Mommo Macrì, in quella circostanza, si presentò al cospetto del titolare, con un accompagnatore -si legge nel dispositivo -non meglio identificato. Inizialmente, all’esercente venne chiesto un prestito di 5mila euro che gli sarebbero state restituite dal secondo non oltre la metà del mese successivo. A garanzia di tale cifra, i due avrebbero detto che intendevano consegnare un assegno in bianco. L’interlocutore, pertanto, sarebbe stato sconsigliato dal richiedere protezione ai suoi zii, ovvero, Paolino Lo Bianco e Nicola Rocco Manco. “Non ha bisogno di andare da tuo zio”. Secondo i giudici, “innegabile e “il tentativo di estorcere denaro, alla luce del dialogo” intercettato. Estorsione cui “il titolare del bar non deve sottrarsi per via del rispetto che deve mostrare di avere verso Mommo Macrì e tutto il gruppo che rappresenta. “Mommo quando vieni qua mi dici Michele dammi una bottiglia sei il padrone”.

Nella sequenza di estorsioni, si segnala pure quella a Rocco Tavella, titolare di un negozio d’abbigliamento, detto “Babilonia Jeans”. Secondo gli inquirenti, Macrì, il 16 febbraio 2017, invitava telefonicamente il fratello, ad acquistare per suo conto un ulteriore maglione e lasciare al commerciante solo 10 euro: “Prendimi pure il nero che poi quanto vieni a casa ti do i soldi”..”Dagli dieci euro”.

Non sarebbe andata meglio al concessionario di auto Giovanni Corigliano: “Non glielo puoi dire di mandarci duemila euro? Ce li presta, che poi glieli restituiamo?”

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