Eventi

All’Istituto “Gagliardi” di Vibo si ritroveranno undici scrittori svizzeri

Si discuterà di cultura letteraria in quest'epoca complessa. Oggi la presentazione dell'evento in conferenza stampa

alberghiero-vibo.jpg

Un evento sicuramente storico quello che si vivrà all’Ipseoa “E. Gagliardi” di Vibo venerdì 22 aprile. Undici scrittori elvetici in lingua italiana per la prima volta si ritroveranno insieme per discutere di letteratura, cultura, di emigrazione, di identità, ambiente, focalizzando il ruolo della scrittura e in genere, dello scrittore, in questa epoca complessa e drammatica che sta attraversando l’umanità per le diverse emergenze: climatica, sociale, bellica e pandemica.

Sarà una esperienza che lascerà dei segni importanti nello sviluppo dei rapporti con il mondo degli scrittori svizzeri che ha tanti legami con l’Italia e la Calabria, a partire dalla lingua. Esempio di ciò è l’organizzatore dell’evento, Carlo Simonelli, originario di Tropea, che vive nella Svizzera tedesca. Gli scrittori ospiti del “Gagliardi” che rappresentano l’intero territorio della Svizzera che parteciperanno a “Vibo capitale del libro” sono parte dell’ Assi, una associazione che riunisce gli scrittori svizzeri di lingua italiana. Sono previsti infatti incontri nei diversi istituti scolastici della città tra il 19 e il 23 aprile. Si tratta di Mattia Bertoldi (Lugano, 1986), Luca Brunoni (Lugano, 1982), Davide Buzzi (Aquila, 1968), Sabrina Caregnato (Ginevra, 1965) Begoña Feijoo Fariña (Vilanova De Arousa (Galicia, Spagna, 1977), Dario Galimberti (Lugano, 1955), Giorgio Genetelli (Preonzo, 1960), Alberto Micelotta (Torino, 1977), Elda Pianezzi (Bellinzona, 1971), Carlo Simonelli (Tropea, 1970), Flavio Stroppini (Gnosca, Svizzera, 1979).

Al centro ci saranno anche i temi cari che fanno parte delle attività formative del “Gagliardi”, come l’ospitalità (l’antica xenia), che mette in stretto rapporto il cibo, la trasformazione dei prodotti e le attività rurali, e quindi come il sistema produttivo e il potere (economico e politico) tracciano il futuro delle nuove generazioni e la sopravvivenza dell’umanità. Ci sono alcuni interrogativi che chiamano in causa il ruolo degli scrittori e degli intellettuali: cioè come la letteratura può aiutare i giovani a ritrovare il filo di Arianna per uscire dai tanti labirinti che il nuovo assetto neocapitalistico, basato sulla crescita senza limiti, sta determinando. Un cortocircuito che si è generato dentro il cuore del modello di produzione consumistico che asseconda le ambizioni umane divenute incontrollabili attraverso l’effetto smisurato della rincorsa spregiudicata al profitto, come aveva già denunciato Robert Kennedy nel noto “Discorso sul Pil” tre mesi prima di essere ucciso nel 1968. Le principali domande a cui rispondere possono essere fondamentalmente due: come restituire la misura etica delle azioni antropiche in un sistema anonimo che rende l’uomo sempre più una funzione applicativa (app) di protocolli governati dagli algoritmi e gestiti da una ristrettissima oligarchia (plutocratica e tecnocratica) che riesce a fagocitare il controllo politico; e come il cittadino comune potrà reagire di fronte a questi meccanismi occulti, e a sua volta, con quali strumenti potrà controllare i controllori in un regime di assoluta sproporzione di mezzi e di potere.

Oggi si è svolta una conferenza stampa di presentazione del progetto nella sala consiliare comunale, e a seguire si è aperto un dibattitto dal titolo “Una Svizzera dimenticata. Storie di emigrazione e di bambini nascosti”. Sono stati affrontati alcuni importanti temi come l’emigrazione, l’identità, lo sradicamento e il ruolo della scrittura nel raccontare questioni di estrema rilevanza sociale come il fenomeno dei bambini nascosti e come gli scrittori immigrati vivono e raccontano la Svizzera. È venuto fuori un confronto molto significativo sotto il profilo letterario e antropologico, a cui hanno partecipato Carlo Simonelli (che ha scelto di andare a vivere in Svizzera come ha ribadito), Alberto Micelotta, artista e scrittore vibonese che da qualche anno si è trasferito a Berna, e la scrittrice di origine spagnola Begoña Feijoo Fariña. Tra gli altri sono intervenuti anche il sindaco dell’Amministrazione comunale di Vibo, Maria Limardo e l’assessore alla Cultura, Daniela Rotino.
La letteratura e l’arte in genere, hanno la capacità di unire le distanze e di ricreare legami tra esperienze diverse al fine di tracciare nuovi percorsi di libertà e di consapevolezza, aprendo orizzonti di conoscenza attraverso lo sguardo sul mondo.

Più informazioni