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Criptovalute, strette alla pubblicità in Spagna e Singapore

Criptovalute, strette alla pubblicità in Spagna e Singapore

Negli ultimi anni è esploso il fenomeno delle Criptovalute. Le famose monete virtuali hanno conquistato l’interesse delle persone che mai come quest’anno hanno deciso di cominciare ad investire. Un passo in avanti enorme, considerando che prima molti utenti si chiedevano “quali tipi di gratta e vinci ci sono”, ora invece sono più interessati a capire quale cirptovaluta continuerà la sua ascesa e chi, invece, crollerà.

Intorno a queste si è creato un vero e proprio mercato, per questo molti paesi hanno deciso di limitarne la diffusione e le pubblicità. In particolar modo la Spagna vuole limitare la promozione da parte degli influencer. Infatti dal 17 febbraio la Cnmv, ovvero l’autorità di borsa iberica, vigilerà sul marketing di bitcoin. Obiettivo di tale misura è quello di evitare messaggi ingannevoli da parte di chi pubblicizza e fornire informazioni utili circa gli investimenti e i rischi.

Le campagne pubblicitarie che intendono sponsorizzare ciò devono ottenere un’autorizzazione da parte della Cnmv. L’autorità potrà infatti imporre la cessazione o la rettifica di campagne marketing ingannevoli o incomplete.  Infine, altro aspetto è che le campagne dovranno rimandare ad un documento con tutti i dettagli con i pericoli che si corrono investendo online. Questo secondo la banca iberica dovrebbe prevedere le truffe più ingegnose.

Con queste nuove regole la Spagna si proclama primo paese europeo a regolamentare le pubblicità sulle criptovalute. Diversamente in Italia molte società di calcio in Serie A hanno deciso di sponsorizzare sulle proprie maglie e siti online determinati tipi di criptovalute, creando anche agevolazione per i tifosi.

Singapore, addio alle criptovalute

Non solo Spagna. A Singapore, infatti si è deciso di regolamentare le criptovalute e a prendere tale decisione il Monetary Authority, MAS. I token non potranno essere oggetto di pubblicità e i servizi legati ad essi non possono essere commercializzati. Condivisa la linea di altri paesi, come la Cina, che da tempo contrastano l’avanzata delle criptovalute e prendendo la strada di altri paesi, come quelli europei, in cui la moneta virtuale assume anche un valore legale.

Il ban alle criptovalute deciso a Singapore è dunque incentrato sul divieto a pubblicizzarne i servizi sui mezzi pubblici, in TV, sui giornali e sui social: si parte dalle banche e dagli istituti di pagamento, che non potranno promuovere le criptovalute e i servizi ad esse correlati. Come accaduto anche in Spagna, divieto anche agli influencer di sponsorizzare monete come i Bitcoin e altre simili. Per Singapore, insomma, non vedremo cartelloni pubblicitari e nemmeno sul web. È consentito pubblicizzare le cripto agli istituti.

Ci si chiede: perché questa stretta? Il motivo è che le criptovalute subiscono costantemente oscillazioni e da molti vengono considerati un investimento ad altissimo rischio, avendo un’altissima volatilità. Singapore ha voluto mandare un segnale alla popolazione, cercando di non farli investire in un mercato ancora troppo fragile e che comporta innumerevoli rischi. Un ban delle cripto che forse verrà seguito da altri paesi? Oppure si preferisce la via russa, ovvero di statalizzare la moneta virtuale?

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