Sparatoria in un bar del Vibonese dopo una lite, arrivano due condanne

Fortunatamente il bersaglio non venne raggiunto dai colpi d'arma da fuoco. La collaborazione della vittima è stata fondamentale per dare una svolta alle indagini

Carabinieri Vibo Valentia

Avrebbe sparato tre colpi di pistola contro il suo obiettivo, fortunatamente senza centrarlo, al termine di una lite all’interno di un bar Giacomo Iamundo, 59 anni, di Joppolo, condannato dal Tribunale di Vibo Valentia a 3 anni e tre mesi di carcere a conclusione del processo di primo grado con rito abbreviato. Il pubblico ministero aveva chiesto per lui 10 anni di reclusione, ma l’accusa è stata riqualificata da tentato omicidio in minaccia aggravata dall’utilizzo della pistola.  Un anno ed otto mesi di carcere, invece, la pensa inflitta a Roberto Rocco che avrebbe fornito l’arma a Iamundo.

I fatti. L’episodio ha avuto origine -secondo la ricostruzione investigativa – da un alterco maturato per futili motivi all’interno di un bar della frazione di Coccorino. Da un lato una coppia impegnata in un diverbio con altre persone, dall’altra un giovane del posto, che aveva cercato di invitare alla calma, infastidito dai toni che si erano fatti caldi. Dalle parole, si è passati ai fatti e il 58enne Giacomo Iamundo, già noto alle forze dell’ordine, secondo la ricostruzione dell’accusa, una volta avuta la disponibilità di una pistola 7,65 con matricola abrasa, procuratagli da un complice, il 46enne Roberto Rocco, ha raggiunto a bordo del proprio mezzo l’abitazione del giovane. Alla vista del ragazzo, uscito sul pianerottolo, ha estratto l’arma e sparato tre colpi contro il diciassettenne, senza tuttavia colpirlo, per poi dileguarsi. L’immediato intervento dei Carabinieri della Compagnia di Tropea, con l’ausilio di quelli della Stazione di Joppolo, con la direzione del pm Eugenia Belmonte, ha consentito di ricostruire l’accaduto ed identificare gli autori, sottoposti a fermo di indiziato di delitto e portati nella casa circondariale di Vibo. Le perquisizioni operate dai militari coordinati dal capitano Nicola Alimonda hanno anche consentito di recuperare l’arma, trovata in un terreno ancora con l’otturatore aperto. Fondamentale è stata anche la collaborazione di alcuni testimoni e la denuncia circostanziata della vittima e del proprio genitore.

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