Cultura & spettacolo

Borsa mediterranea turismo archeologico, il ponte della cultura tra Calabria e Sicilia

Numerosi i contributi al dibattito. Tra gli altri, quelli degli archeologi Fabrizio Sudano e Mariangela Preta

DA SX PRETA,SUDANO, SAMONà, GIGLIO E TOSCANO

Un ponte tra Calabria e Sicilia esiste: è quello le cui fondamenta poggiano sulla cultura. Questo, il progetto illustrato oggi da Fulvia Toscano alla terza giornata della Borsa Mediterranea di Turismo Archeologico in corso a Paestum (SA) all’interno dell’evento dal titolo “I modelli di gestione tra pubblico e privato per una migliore fruibilità del patrimonio archeologico in Calabria e Sicilia”, curato dalle due amministrazioni regionali e che ha visto, per la Calabria, i contributi di Fabrizio Sudano (Soprintendente di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Cosenza) e di Mariangela Preta (Archeologa e Direttore del Polo Museale di Soriano Calabro) mentre, per la Sicilia, di Alberto Samonà (Assessore dei Beni culturali e dell’identità siciliana), di Giuseppe Parello (Dirigente del Servizio Gestione dei Parchi e siti Unesco del Dipartimento Regionale Beni Culturali e Identità Siciliana) e di Rossella Giglio (Direttore del Parco Archeologico di Segesta); in conclusione l’intervento della dott.ssa Toscano sul progetto “Calabria-Sicilia: un ponte per la Cultura”.

In apertura i saluti fatti pervenire dall’assessore al Turismo, Fausto Orsomarso, per il quale “la presenza della Calabria alla Bmta rappresenta un motivo di orgoglio per la Regione e tutti i calabresi. Siamo una terra che affonda le proprie radici nella storia millenaria delle civiltà antiche, arrivate fino a noi per essere ammirate. Il compito della politica è quello di rendere fruibili questi tesori e come amministrazione regionale avremo certamente i riflettori puntati su tale obiettivo, con la preziosa ed imprescindibile collaborazione delle Soprintendenze, del Mic e degli enti locali. La Calabria è uno scrigno da ammirare”.

Ad affrontare per primo il tema della gestione dei siti storici, aspetto strettamente connesso alla loro valorizzazione, è stato il sovrintendente Sudano evidenziando che  Calabria e Sicilia sono regioni ricche di siti archeologici e molti non sono fruibili per la carenza di organico. Quindi come tenerli aperti? Individuando soluzioni sostenibili” e, al riguardo, ha ricordato l’esperienza del Parco archeologico medievale di Mileto “che fino a qualche anno fa non aveva mai preso il via da punto di vista della gestione perché necessitava di finanziamenti: con 700mila euro abbiamo restituito alla comunità tutta la planimetria dell’Abbazia”. La gestione è stata affidata ad un’associazione, la Mnemosyine, formata da un gruppo di professionisti della cultura e volontari, “ma arrivarci – ha aggiunto – non è stato facile perché i tre bandi precedenti sono andati deserti. Una volta entrato a regime, le ricadute sono state positive perché le presenze sono in crescita così come anche le attività”. Stessa esperienza per il Parco archeologico di Taureana, la cui gestione è affiata al “Movimento culturale San Fantino” di Palmi, gruppo di volontariato della zona, e il circuito delle aree archeologiche di Reggio Calabria “dove è in atto un progetto che prevede la pulizia degli impianti e la cura del verde. Sito, questo, che non vedeva operazioni di restauro fin dai tempi di Paolo Orsi, negli anni ’20. In questo caso la gestione è affidata alle associazioni culturali dopo che ogni ente o altro sodalizio, Fai compreso, si era tirato indietro all’ultimo”. Infine da Sudano il riferimento al vasto Parco archeologico di Vibo Valentia, con le sue molteplici opere, la cui gestione è affidata a 4 associazioni: “Si tratta di un’area dalle potenzialità di sviluppo rilevanti. I servizi al momento sono assenti ma ci stiamo lavorando; infine se da un lato sono le difficoltà che caratterizzano l’enorme Parco dell’antica Medma di Rosarno, i cui scavi sono ripresi nel 2008, ma i problemi di collaudo costringono l’area a restare chiusa, quello di Amendolara, col progetto Polis, si potrà a breve dare l’affidamento con un bando”.

Anche il Vibonese è sbarcato alla Bmta con il Polo museale di Soriano, inaugurato l’8 dicembre del 2020, con all’interno reperti di proprietà del Mic, del Comune e dei Padri domenicani. Ad illustrarlo è stata la direttrice Preta evidenziandone il patrimonio storico-artistico di grande rilevanza. È sito all’interno del complesso storico domenicano colpito dal terremoto del 1783 e “presenta un percorso espositivo particolare che ospita il Museo del terremoto, sugli eventi sismici che hanno colpito nel tempo la Calabria illustrati da opere fisiche e dispositivi multimediali; e ancora il Museo territoriale della Ceramica, con reperti dal XIV al XVI secolo, la Pinacoteca civica e il Mumar (Museo dei marmi)”. Una rivoluzione per il sito sorianese che sta dando i frutti in materia di accessi e visibilità: “Oggi si svolgono attività, visite scolastiche, concerti musicale, convegni e questo perché un buon modello di gestione non può prescindere da un buon modello di promozione, e così siamo sbarcati sui social, siglato con convenzioni con Anas, Comuni vicini, e articoli di stampa. In questo modo la storia di Soriano è tornata a rivivere”.

Di particolare pathos l’intervento della filologa Fulvia Toscano che si è soffermata sul “legame profondissimo tra Sicilia e Calabria che stiamo portando avanti. Una unione tra diversi monasteri, quelli del Valdemone siciliano e delle valli calabresi, che ha consentito di creare questo ponte, che è già nei fatti, gettando le basi per un cammino. Noi raccontiamo una storia millenaria senza soluzione di continuità che viene raccontata dalle pietre”.

Sulle innumerevoli bellezze e peculiarità del parco archeologico di Segesta si è soffermata la direttrice Giglio, mentre in conclusione le parole dell’assessore Samonà, focalizzatesi ancora sul Ponte per la cultura tra Calabria e Sicilia che si è “concretizzato tra noi e la passata amministrazione regionale calabrese in una serie di progetti comuni”, spostando poi l’attenzione sulle esperienze archeologiche siciliane, con la Regione che negli anni è “stata modello di non gestione delle aree, al netto della presenza delle Soprintendenze, ma da qualche tempo a questa parte la tendenza è cambiata: oggi in Sicilia ci sono 14 parchi che vanno verso l’autonomia, vale a dire che la proprietà resta in capo alla Regione, ma il fatturato è di competenza dell’ente Parco che gli consente di programmare attività di promozione e ricerca”.