Cronaca

Confiscati beni per 500mila euro a imprenditore ai domiciliari

Dalla ricostruzione contabile degli investigatori è emersa una rilevante sproporzione tra beni e redditi dichiarati dall’uomo di Amantea

dia direzione investigativa antimafia

La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un decreto di confisca emesso dal Tribunale di Catanzaro – Sezione Misure di Prevenzione, relativo a una serie di cespiti riconducibili a un noto imprenditore 45enne, di Amantea (Cosenza), attualmente agli arresti domiciliari, condannato per estorsione aggravata, partecipazione ad associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e concorso nel tentativo di importazione di sostanza stupefacente.

Nello specifico il Tribunale, condividendo le argomentazioni e gli esiti degli accertamenti patrimoniali prospettati dalla Sezione Operativa Dia competente, ha formulato un giudizio di pericolosità sociale qualificata nei confronti dell’imprenditore di Amantea in considerazione del “… duraturo e costante contributo offerto dal proposto alla compagine associativa, valutato unitamente alla resistenza del gruppo criminale nel lungo periodo nonché al mancato riscontro, nell’intervallo temporale sinora intercorso, da parte del proposto di comportamenti denotanti l’abbandono delle logiche criminali in precedenza condivise, a parere del Collegio conforta adeguatamente l’affermazione di persistente attualità del vincolo.. …”, imponendo la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata massima pari a 5 anni.

Muovendo dalla puntuale ricostruzione contabile offerta dagli investigatori, da cui è emersa una rilevante sproporzione tra beni individuati e redditi dichiarati, il Tribunale di Catanzaro – Sezione Misure di Prevenzione ha disposto la confisca del patrimonio del proposto. Il risultato operativo conseguito dalla Dia si inquadra in un più vasto e complesso progetto da tempo avviato e coordinato dalla Direzione Investigativa Antimafia che, attraverso una mirata azione di intelligence, mira all’aggressione dei patrimoni delle organizzazioni criminali calabresi ritenute tra le più pervasive ed opprimenti il tessuto socio economico.

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