Tropea, don Mottola proclamato beato: “Ha trasformato la sofferenza in amore” (VIDEO)

Gioia ed emozione per la "perla del clero calabrese" sempre vicino agli ultimi, ai "nuju du mundu": "Ha saputo tenere uniti l'altare e la strada"

“La proclamazione di un beato non riguarda un gruppo di fedeli ma tutta la Chiesa. In questo caso è la figura di un sacerdote, sarebbe stata bella ugualmente la figura di una laica, un laico, ma oggi la Chiesa ha particolarmente bisogno di vedere figure esemplari di sacerdoti“. A parlare è il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, a margine della celebrazione con cui questa mattina, nella cattedrale di Tropea, è stato proclamato beato don Francesco Mottola. “Pastore attento e testimone orante della carità divina” l’ha definito papa Francesco che, dopo il parere della Congregazione delle cause dei santi, ha concesso “che il venerabile servo di Dio Francesco Mottola, fondatore degli oblati e delle oblate del Sacro cuore, d’ora in poi sia chiamato beato e sia celebrato il 30 giugno“. Il passo successivo, se ci saranno le condizioni (tra cui un nuovo miracolo), potrebbe quindi essere quello della santificazione.


La celebrazione – trasmessa anche da Tele Radio Padre Pio, con il commendo di don Danilo D’Alessandro – avrebbe dovuto tenersi nel suggestivo piazzale di Santa Maria dell’Isola, sempre a Tropea, alle spalle della prima casa della carità. La pioggia incessante ha però costretto a cambiare i piani. La beatificazione è comunque andata avanti – alla presenza delle autorità civili, dai sindaci del territorio al sottosegretario Nesci, di numerosi fedeli e anche del vescovo dimissionario Luigi Renzo – ricordando un sacerdote che tanto ha fatto per gli ultimi: “Di Gesù si è sempre detto che ha guarito i malati, ha soccorso i poveri, e questo dovrebbe dirsi di ogni ministro della Chiesa. La figura di don Mottola – ha sottolineato il cardinale Semeraro – è esemplare da questo punto di vista. È stato anche un educatore, un formatore, e spero che questa beatificazione possa incoraggiare stili nuovi e impegni nuovi anche nella formazione del clero“.


“È una figura molto amata e stimata, io non sono calabrese ma vengo da Albano, nel Lazio – ha continuato il prefetto della Congregazione delle cause dei santi – dove però don Mottola è conosciuto per tante storie di santità che sono nate in Calabria“. Evidenziando quella che è stata una virtù straordinaria del beato: “C’è un aspetto che è importante sottolineare in questo tempo in cui, a causa della pandemia, ci troviamo in tante difficoltà. Lui è stato colpito dalla sofferenza (per circa 27 anni, fino alla morte il 29 giugno 1969, è rimasto privo della parola e impossibilitato a muoversi a causa di una paralisi, ndr): è una cosa molto difficile trasformare la sofferenza in lievito di bontà e di amore, lui ha saputo farlo. Tutti siamo capaci di alzare dei pesi con la forza, ma riuscire a sollevare qualcosa con la sofferenza è ancora più importante”.


Ma quanto è attuale il messaggio trasmesso da don Mottola oggi, nel 2021?
Lo abbiamo chiesto a don Francesco Sicari, fratello maggiore degli Oblati del Sacro Cuore e quarto successore di don Mottola alla guida dell’istituto. “Sono passati 52 anni dalla sua morte – ha risposto don Francesco – ma il suo messaggio è più che mai attuale. Questo prete di Calabria, definito ‘la perla del clero calabrese’, ha saputo tenere uniti, nella sua visione, due dimensioni fondamentali: la contemplazione, il rapporto di fede e di preghiera oggi spesso in crisi; e anche l’uomo, aiutando quelli che definiva i ‘nuju du mundu’, gli scartati, quelli che la società disprezza e per i quali forse non c’è attenzione. Don Mottola ha saputo tenere uniti la contemplazione e la carità, l’altare e la strada. Credo che questa – conclude don Sicari – sia un po’ la sfida della Chiesa di oggi, che non deve chiudersi in se stessa”.


Emblematico
della gioia di un giorno così importante per tutta la Chiesa è il volto di don Felice Palamara, colui che ha ricevuto il miracolo – proprio per intercessione di don Mottola – grazie al quale hanno potuto proclamare beato il prete del Vibonese. “Oggi possiamo sentire la presenza di Dio in modo particolare. Tante volte – dice sorridente ai nostri microfoni – la nostra terra di Calabria viene racchiusa in una cornice nera, invece non è così, è una terra bella e di santità“. “Vivo questa giornata come fosse la carezza di Dio – aggiunge – che ancora una volta accarezza la nostra Calabria“.

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