Sbranata dai cani a Satriano, il partito Animalista presenta esposto

A parere del soggetto politico vi sono molti aspetti da chiarire: "La Regione Calabria responsabile del fenomeno randagismo"

pineta satriano cani

Il partito Animalista Italiano, tramite il suo presidente Cristiano Ceriello, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica per la tragedia della giovane Simona Cavallaro, sbranata da un branco di cani a Satriano il mese scorso. “La tragedia di Simona – sottolinea il partito Animalista – non è solo un drammatico fatto di cronaca, ma una tragedia che si poteva evitare. Non vi sono solo da identificare il gruppo di cani e il proprietario, ma anche di chi siano le colpe “in vigilando”, le responsabilità omissive anche da parte delle istituzioni”.

Tanti gli interrogativi che il partito Animalista pone, esponendoli anche nel documento: ” Trattandosi infatti di cani padronali di allevatore, e vista la razza che viene riportata nelle cronache, quali controlli sono stati sull’allevamento nel tempo? Esistono cartelle veterinarie sull’allevamento? I cani siano stati già identificati? Ne sono stati  controllati eventuali malattie e/o stato fisico? Per i capi dell’allevamento vi sono rischi di malattie trasmissibili? Vista la presenza di randagi e anche presunti cani maremmani nei boschi, perchè mancavano recinzioni e segnaletiche volte a indicare la presenza di animali del genere o di cani di  controllo delle greggi? Quali relazioni regionali e/o locali vi sono sulla presenza di animali randagi sul territorio?”

“Queste-prosegue il partito- sono solo alcune circostanze che vanno chiarite, a nostro sommesso avviso, anche per approfondire colpe in vigilando o, nel caso, omissioni colpose anche istituzionali nella gestione del territorio e della gestione randagismo sul posto”.

La Regione assente sul fronte randagismo
“La nostra partecipazione alle elezioni regionali – continua il partito nel documento– ha consentito di approfondire molti atti della Regione Calabria inerenti agli ultimi 18 mesi. Orbene, come denunciato anche da note associazioni, forse la Regione, le Aziende sanitarie ed i Comuni non hanno ‘preso sul serio’ la questione randagismo_ ciò (come indica l’OIPA) è testimoniato, tra l’altro, dalla mancata comunicazione al Ministero della Salute dei dati sul randagismo 2020 che ogni anno Regioni e Province autonome trasmettono al Dicastero. La Calabria non ha trasmesso alcun dato riguardante il 2020. Le Regioni sono tenute, sentite le associazioni che operano in ambito regionale, ad adottare un programma di prevenzione del randagismo. Cosa ancor più grave-prosegue- se si pensa come dei 50.000 animali randagi che si stimano per l’Italia, circa 15.000 sono solo in Calabria. Tra gli altri, conoscendo la presenza di cani maremmani, si dovrà approfondire perchè mancassero cartelli, segnalazioni, recinti e se la presenza di questi cani fosse a conoscenza delle Istituzioni o delle A.S.P.. Insomma, tanto c’è ancora da chiarire, tante eventuali responsabilità colpose, omissioni tutte da verificare. La tragedia di Simona non è un fatto di cronaca, ma il dramma di una Regione, il dramma del randagismo in Calabria, la tragedia che deve far approfondire tutta la gestione randagismo degli ultimi mesi e, anche per Simona, chiede non solo giustizia, ma verità”.

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