La scuola che i bambini non si aspettano: a Pizzo Mattarella, a Vibo la tendopoli

Una lunga lettera quella indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella dalla scrittrice Giusy Staropoli Calafati

gazebo porto salvo

 

L’avvio dell’anno scolastico è sempre un momento molto significato, difficile da dimenticare. Imprime infatti, nella mente degli studenti, e specie in quelli che per la prima volta siedono tra i banchi di scuola, un nuovo inizio. Una precisa svolta. Una sorta di cerimonia solenne, che vede accomodarsi tra i banchi del sapere, i giovani ragazzi di ogni piccola e grande comunità. La scuola in fondo rappresenta la massima istituzione della società civile, i cui valori, oltre ad avere funzione educativa e pedagogica, si rivelano fondanti nella vita politica, civile, sociale e culturale del paese.
Così accade anche in Calabria, dove oggi migliaia di ragazzi varcheranno la porta della propria scuola. E carichi di sogni e di aspettative, nelle loro aule, prenderanno posto per dare vita al proprio futuro.
Ad inaugurare l’anno scolastico, nella terra bruzia, sull’affaccio di Napitia, presso l’Istituto Nautico di Pizzo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un uomo del Sud, che al Sud torna e per dare speranze. Rimettere nelle mani delle nuove generazioni, dei giovani studenti calabresi, il futuro del paese. Quello della Calabria e dell’Italia. Speranze che però non sempre, e a pari merito, vengono date a tutti. C’è infatti qualcuno che, ingiustamente penalizzato, subisce sempre il maltolto. E l’ingiustizia, in tempi in cui gli educatori si battono per l’uguaglianza e la parità dei diritti, senza mai più definizioni tra aree geografiche, diventa un torto incalcolabile. Inaccettabile.

Caro Presidente, non sono nuova a missive a lei indirizzate,
lo scorso anno ebbi addirittura la soddisfazione immensa di una sua risposta, scritta di pugno, in cui mi sollecitava, e per il bene della mia terra, a non mollare mai le lotte intraprese, a insistere e con ostinazione, ma purtroppo spesso si arriva stanchi, e questa volta ho davvero il cuore fuori dal petto.
Lottare per il bene comune, è la mia ragione d’esistere. Come figlia italiana e madre calabrese. Ho portato avanti e consolidato tante battaglie – per ultima il manifesto che propone al Ministero dell’Istruzione, lo studio a scuola degli autori calabresi del ‘900 – tantissime di carattere culturale, ma tutte sempre volte a dare alla Calabria il bene che merita, ai calabresi la gioia di sentirsi voler bene dal resto d’Italia, e la soddisfazione di essere ascoltati, come diceva il grande Corrado Alvaro. E la scuola, è di primordine nella mia agenda di calabrese e di scrittrice. Con la cultura non si mangia, ma con l’ignoranza si muore. La scuola è futuro, è rinnovamento. Essa è meta e metafora di quella necessaria conoscenza che permetterà all’individuo di vincere contro ogni sistema corrotto e mal gestito.

Ma la Calabria continua a essere come un’architettura in terra cruda. E lentamente muore nella sua incapacità di mantenersi in equilibrio nella storia.
Mentre le scrivo, caro Presidente, sarà certamente attorniato da tutti quei calabresi che oggi non si sono sicuramente lasciati sfuggire l’occasione di essere lì, e accogliere il capo del paese, magari occupando anche spazi abusivi che sarebbero dovuti toccare ai giovani studenti, o a tanti altri calabresi del popolo e non dello spolpo che, come me, hanno dentro la Calabria e la sua gente, come il cuore nel petto.
Mentre le scrivo, tutti le staranno raccontando certamente di quanto bella e buona sia questa terra, di quanto ha da dare e da fare, delle sue opportunità e delle sue magnificenze, ma nessuno le avrà detto quello che a pochi chilometri da lei si sta consumando a discapito di piccoli studenti che forse mai conoscerà, né vedrà al suo passaggio. Perché vede, Presidente, mentre la scuola oggi trionfa in quel di Pizzo, in un piccolo borgo delle marinate di Vibo Valentia, rimarrà chiusa, consegnando al nulla, per conto e per colpa dell’irresponsabilità di molti, decenni di storia in cui da Porto Salvo sono passati centinaia di studenti.

Appena qualche giorno fa lo stabile è stato dichiarato inagibile. Non in grado, in termini di sicurezza, di ospitare i suoi alunni.
Per tale ragione, caro mio amato, Presidente, con questa lettera, rivolta più che al rappresentante istituzionale, alla sua sensibilità di uomo meridionale, intendo, insieme a lei, definire le cause e gli effetti del problema che oggi, Porto Salvo, si scopre improvvisamente a dover risolvere, e in una provincia oramai decadente che, ancora una volta, con la solita faccia di bronzo che si ritrova, non risparmia ai suoi, delusioni e fatiche.

Far comprendere ai bambini, sin dal primo giorno di scuola, che tutto cambia, che niente è mai come si immagina o si spera, né quasi mai come viene descritto, ha certamente una funzione pedagogica.
L’adattamento dell’individuo ai cambiamenti repentini, e alle situazioni nuove, tempra. E poi, imparare ad affrontare il disagio cosmico dell’uomo, è sinonimo di crescita. In fondo al mondo si viene messi di peso, e imparare a cavarsela a proprie spese e sulla propria pelle, è la prima cosa che bisogna fare.
A meno di 15 km da Pizzo, caro, Presidente, a Porto Salvo appunto, frazione di Vibo Valentia, i bambini della primaria e dell’infanzia , stamane, danno avvio anche loro all’inizio dell’anno scolastico, ma purtroppo non nella solita scuola di sempre, in quella bella che gli era stata prospettata e promessa, e al cui edificio e ai cui spazi la piccola comunità era ormai abituata, ma dentro una tendopoli di fortuna, che alla maniera di una ‘circus school’, consentirà loro di non rimanere a casa.

E sa perché tutto questo? Perché dopo 100.000€ circa, di spesa pubblica, volta alla messa in sicurezza dell’edificio scolastico, con il rifacimento del tetto, che peraltro, lo scorso anno, ha portato e non pochi disagi ai piccoli scolari, che in pieno anno scolastico sono stati costretti alla DAD per tutto il periodo dei lavori in corso, e dopo ulteriori precedenti lavori di adeguamento, avvenuti appena qualche anno prima, a pochi giorni dall’inizio della scuola, l’edificio viene dichiarato inagibile. Lo stabile, viene relazionato, rischia di accartocciarsi su se stesso.
Una Calabria, come può notare, che continua a perpetrare le malefatte del diavolo. E sempre ai danni di sé stessa. Una masochista incallita.
A Porto Salvo, questa mattina, ai piccoli scolari delle marinate, è stata consegnata una scuola innovativa e di ultima generazione. Così si esprime, secondo il proprio concetto di rivoluzione (dei poveri), il comune di Vibo Valentia. È questa è la capitale italiana del libro 2021.

Peccato che ai tempi di mio nonno però, cent’anni addietro, scenari di questo tipo, raccontassero la fiera dei porci e quella dei somari.
E qui, caro Presidente, questa volta vi sono diretti responsabili e precisi colpevoli.
Vede, io c’ero quando ci sono stati chiesti sacrificio e pazienza, per avere una scuola sicura. C’ero, e fui tra i primi a porre la possibilità eventuale, che il lavoro da fare, nei termini in cui ci veniva prospettato, potesse andare a gravare poi, come purtroppo si è verificato, sul resto della struttura. Ma fui considerata donna di poca fede, poco fiduciosa e altrettanto meno rispettosa nei confronti della professionalità di chi aveva in mano invece le carte e più di me le sapeva leggere. Meno capace soprattutto, rispetto a chi aveva fatto perizie e sopralluoghi. Invece poi, ho avuto ragione. La scuola è andata perduta.

I soldi pubblici rendono ciechi, bestie incapaci di ogni genere di discernimento. Autori di terribili di opere di disgregazione sociale, e fine vita delle comunità.
Non parlava certo di tende il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, quando invitava i calabresi, ad occupare gli spazi liberi.
Ho cresciuto i miei figli in quella scuola, Presidente. Quattro. Tre maschi e una femmina. Tra quelle mura, in quelle aule, con il suono di quella campanella, si sono formati.
Il primo vi entrò nell’ormai lontano 2006, l’ultimo invece è uscito proprio a giugno di quest’anno. 15 anni esatti in cui sono passati dall’essere bambini, a cittadini del mondo. Ed io con loro.
Lottai, a viso scoperto, con tutte le mie forze, con le unghie e con i denti, per questa stessa scuola, già parecchi anni addietro, quando, causa il dimensionamento scolastico, molti istituti rischiarono di chiudere. Giornate intere a dibattere, con addetti ai lavori e uffici preposti, dentro la casa comunale, davanti la prefettura. E allora vincemmo. Tutti uniti per la nostra scuola.
Oggi invece la partita appare più dura, perché tanta è la rabbia dei cittadini, ma di più è la rassegnazione

Portare i propri figli a scuola in una tendopoli, generalmente, è sinonimo di emergenza. A Vibo invece, oggi, avrebbero voluta farla passare per normalità, anzi innovazione. Ma questi generi si spettacoli non possono appartenere a una degna società civile. Forse sarebbe stato meglio fare allo stesso modo di Pinocchio che, invece di andare a scuola, quel primo giorno tanto atteso, virò verso il teatro dei burattini. Alla fine le tende bianche impiantate a sostituzione delle aule, non sono che tende da teatrino, o semplici gazebo da fiere itineranti e campionarie.
Sarebbe stato bello, caro, Presidente, se solo qualcuno l’avesse avvisata per tempo di questo scempio, e dopo Pizzo, fosse passato avanti, e fosse arrivato fino a qui. Avrebbe potuto constatare personalmente che ciò di cui parlo, che non è un semplice racconto di fantasia, ma una terribile verità. Ma probabilmente di questi bambini, orfani di scuola, lei non conoscerà mai la storia, né potrà avvertire il disagio.
Oggi, 20 settembre 2021, caro, Presidente Mattarella, in Calabria, a Vibo Valentia, nella frazione di Porto Salvo, sotto tendoni di plastica, è stata messa in svendita la Costituzione Italiana.
È possibile distruggere tutto, ma guai a chi prova a distruggere i sogni e il futuro dei figli. E la scuola lo è. Anche nei Sud del mondo come il nostro.
La scelta della terra di Calabria, per questo suo viaggio, in questo giorno importante, signor Presidente, sono certa non sia stata un caso. E le assicuro che è un segnale decisamente importante per tutti noi. Sono sempre più convinta, e forse lo è anche lei, che se cresce la Calabria, cresce l’Italia. E che si vince solo se cresciamo tutti insieme.
Benvenuto in Calabria, Presidente!

 

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