Economia & società

LA STORIA | Io, giornalista, ho fatto la seconda dose del vaccino a Vibo: 3 cose che ho imparato

Racconto semiserio del "richiamo" contro il Covid. Da Gigi Donnarumma alle parole della mia prof del liceo, fino ai venditori ambulanti del bene più prezioso durante una pandemia moderna

serraino

Siamo ancora in mezzo a una pandemia mondiale, un evento storico di portata gigantesca, e qual è il bene più prezioso per tutta l’umanità? La risposta, inaspettata, non te la insegnano i film horror o quelli catastrofici: le penne. Si si, proprio le penne. Le biro, le bic. Quelle. È quanto ho imparato nella giornata di ieri, venerdì 22 luglio, quando io – che faccio il giornalista per Zoom24 – mi sono recato al Palazzetto dello sport di Vibo per fare la seconda dose del vaccino anti Covid. Questo racconto non è una novità, molti di voi sicuramente ricorderanno la prima puntata (la potete trovare QUA) che raccontava di una prima vaccinazione abbastanza “travagliata“.

Arrivate già compilati.
La giornata, ieri, è iniziata presto. Ma tutto è stato in funzione del vaccino. Il turno a lavoro, il rapporto con i colleghi – che lo sapevano, essendo stato scritto tra l’altro nell’agenda della redazione (in foto, ndr) – le cose fatte di corsa perchè “c’è tempo manonsisamai“. Il messaggio che mi è arrivato dopo la prima dose diceva di arrivare tra le 11 e le 12, sono arrivato al Palazzetto poco prima delle 11:30 perchè – come amava ripetere la mia professoressa di italiano e latino del liceoin medio stat virtus. Arrivo, aspetto un attimo in fila, entro. Dannazione! Ecco cosa mi sono dimenticato: i moduli! L’altra volta li avevo stampati a casa per fare prima, questa volta invece mi sono completamente passati di mente. Primo insegnamento della giornata: se dovete vaccinarvi, arrivate già compilati.

Ho una missione ben precisa.
Al bancone dell’accoglienza mi consegnano i moduli, chiedo una penna ma “no mi dispiace, chieda un po’ in giro“. Mi guardo “in giro”: nessuno ha una penna in mano. Ci sono! Vuoi che non ci sia una penna in macchina? Infatti no, non c’era. Ritorno al Palazzetto, dal parcheggio, chiedendomi dove siano finiti i venditori ambulanti. Sapete no, quelli che compaiono con gli ombrelli ogni volta che piove. I geni del marketing moderno che sanno cogliere al volo i bisogni delle persone. In una situazione del genere, ad esempio, sarei disposto a pagare anche 2 euro per una penna. 2 euro? Non sarà troppo per una bic? Beh però mi serve per vaccinarmi, forse potrei darne anche di più… Mi rendo conto che sto divagando e ritorno a concentrarmi. Ho una missione ben precisa: devo trovare una penna.

Non il cibo, non la carta igienica, non le armi…
Riprendo a guardarmi “in giro”, niente. Faccio finta di guardare il telefono, prendo tempo. Una signora offre una penna a una madre con il figlio: questo mi fa capire che le penne ci sono ma, giustamente, le persone non le appendono al collo come fossero un talismano contro il Covid. Vedo una donna che sta compilando il proprio modulo, ha una penna nera che è esattamente la cosa di cui più ho bisogno in quel momento e che sarei disposto a pagare anche oltre il mille % del suo valore. Aspetto. La signora finisce, mi avvicino, le chiedo gentilmente la penna. “Grazie, è che sembra diventato il bene più prezioso del mondo in questo momento“. “Ma veramente”, commenta la donna avallando la mia tesi. Non il cibo, non la carta igienica, non un’arma contro gli zombie: sono le penne il vero bene prezioso delle pandemie moderne. Secondo insegnamento: non fidatevi dei film horror, in caso di pandemia… fate scorte di penne.

“Tombola!”.
In ogni caso ce l’ho fatta, mi siedo sugli spalti ad aspettare il mio turno. Mi hanno assegnato un numero: il 282. Questa volta, rispetto alla prima dose, chiamano i numeri con ordine. Sono al 234. 235, 236, 237… è esattamente come quando sei in fila dal salumiere, ma questa volta aspetti seduto. Un bambino urla “tombola!” dopo un numero chiamato. Che carino. Lo fa ancora. E ancora. Alla settima volta inizia a essere un po’ meno carino, ma va bene lo stesso. Intanto mi rendo conto che “mancano” un sacco di numeri: li chiamano ma non risponde nessuno. Dove sono finite tutte queste persone? Hanno sbagliato ad assegnare i numeri, hanno saltato la fila, hanno cambiato idea, sono stati rapiti dagli alieni? Cos’è successo? Terzo insegnament… no non è vero, questo è un mistero che non sono riuscito a svelare.

Sa che lei assomiglia a Donnarumma?“.
Nel frattempo mi guardo intorno. C’è un grande tricolore italiano, c’era anche l’altra volta? C’è anche un tipo che sembra il cugino di Gigi Donnarumma (il famoso portiere della Nazionale di calcio, ndr). È quasi il mio turno, inizio a scendere dagli spalti. 279, 280, 281… eccomi. Mentre completo l’accettazione si avvicina al tavolo, dove sono seduto, proprio il cugino di Donnarumma. Che faccio, glielo dico o non glielo dico? Glielo dico. No dai “non facciamoci riconoscere”. Va beh, non resisto: “Sa che lei assomiglia a Donnarumma?“. “Me lo dicono in tanti in realtà”. “L’altezza è diversa – interviene l’operatore dell’accettazione – vedi mu allunghi (gli dice metà in italiano e metà in dialetto, ndr)”. “È il conto in banca che è diverso”, risponde divertito Donnarumma junior.

Pomeriggio post vaccino? Sport estremi.
Accettazione finita. Veloce controllo del medico, veloce fila per la vaccinazione, veloce ago che entra nel braccio. Et voilà: ho completato il “ciclo vaccinale”, come lo chiamano quelli bravi. A moderare gli entusiasmi ci pensa qualcuno in fila dietro di me, prima dell’ultimo passaggio: “Tanto poi dovremo fare la terza dose“. Vero. Probabile. Ma nel giro di un’ora sono entrato e uscito. Terzo insegnamento della giornata: in meno di 60 minuti si può salvare il mondo, non perdete l’occasione! Solo un appunto: anche questa volta non mi hanno messo un cerotto sul braccio. E cosa fotografo per i colleghi della redazione? Opto per un selfie che mando sul gruppo (in foto, ndr). Nel frattempo, per vendicarmi del mancato cerotto, nel pomeriggio deciderò di dedicarmi agli sport estremi: una riunione di condominio. La scienza riuscirà mai a scoprire un vaccino anche per quelle?

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