Cronaca

Bullismo in Calabria: bambino di nove anni aggredito da un gruppo di coetanei

La famiglia, secondo quanto si è appreso, si è già rivolta alle forze dell’ordine al fine di identificare i responsabili

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“È di queste ore la notizia, già anticipata sui social dalla famiglia, di un nostro piccolo concittadino rimasto vittima del trascendere di relazioni adolescenziali che vanno ben al di là degli infiniti bisticci fra ragazzi che hanno costellato la vita di noi tutti”. È quanto afferma il sindaco di Campo Calabro, nel Reggino, Sandro Repaci.

Il commento del del primo cittadino arriva dopo che una mamma ha pubblicato sui social la foto del suo bambino di soli 9 anni con un braccio fasciato dopo essere stato aggredito da un gruppetto di bulli proprio nel cuore del paese. La famiglia, secondo quanto si è appreso, si è già rivolta alle forze dell’Ordine al fine di identificare i responsabili. Il bimbo, inoltre, sarebbe stato preso di mira già da alcuni anni e costretto anche a cambiare scuola.

Sull’episodio è intervenuto anche il sindaco metropolitano, Giuseppe Falcomatà: “Un bimbo di 9 anni costretto a cambiare scuola perché vessato da ragazzi più grandi. Aggressioni che continuano anche fuori da scuola, in piazza, in luoghi che soprattutto a quell’età, dovrebbe essere simbolo di divertimento e spensieratezza. L’episodio del piccolo di Campo Calabro infatti non è certamente l’unico del quale abbiamo notizia in questi mesi. Non è un problema di controllo, ma di educazione, nel senso più alto della parola. Su questi aspetti c’è la necessità di interrogarsi, e di farlo insieme, coinvolgendo in primis gli stessi ragazzi, le famiglie, la scuola, le parrocchie, i centri di aggregazione ed anche i titolari dei locali e dei luoghi di ritrovo da loro più frequentati. Perché avviene tutto ciò, da dove nasce il disagio che conduce agli scontri cui assistiamo quotidianamente. Sono aspetti sui quali non è possibile voltarsi dall’altra parte, né immaginare di delegare il tema dell’educazione relegandolo esclusivamente alle famiglie. Per il presente ed il futuro dei nostri bambini possiamo, dobbiamo – conclude Falcomatà – fare molto di più”.

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