Un viaggio emozionale verso la riscoperta di un luogo affascinante e misterioso che richiama suggestioni archeologiche dimenticate. E lo scopo della prima edizione del “Megalithos Festival” che ha aperto i battenti questa mattina a Nardodipace, nel Geosito A, proponendosi come esperienza culturale, naturalistica, sensoriale, educativa e di valorizzazione di una risorsa poco conosciuta. Attraverso delle suggestioni artistiche, secondo un modello di turismo qualificato, non invasivo, e fortemente interessato alla conoscenza della storia e del territorio, il “Megalithos Festival” – promosso dal Comune di Nardodipace e co-finanziato dal Pac Calabria 2014-2020 – si propone di accendere i riflessioni su questa realtà. Il progetto è stato realizzato con la collaborazione delle Associazioni “Stilaro Trekking”, “Casale” di Fabrizia e “Solo Sentieri”.
“Un ringraziamento va a Danilo Gatto che ha creduto nella possibilità che queste realtà possano generare opportunità di sviluppo – ha affermato il sindaco Demasi -. Queste nostre zone quasi selvagge possono rappresentare una occasione di crescita e positività dopo che per troppo tempo questa terra è stata protagonista solo per negatività e criticità, come alluvioni o fatti negativi per mano dell’uomo. La prima edizione de l Festival vuole attirare l’attenzione scientifica e quindi far ripartire la ricerca: è questa la vera scommessa, la prima di tante sfide che lanciamo a noi stessi e alla comunità”.
Chi ha voluto sfidare la pioggia e la nebbia attraversando le Serre ha trovato l’accoglienza del sole e della musica, quella che è riecheggiata a ridosso dei megaliti, dopo essersi rifocillato alla sagra della capra. Ad aprire il festival con “Ho rubato un filo di capelvenere”, Lindo Nudo, con Arianna Luci (violino) e Giuseppe Oliveto (percussioni). Si tratta di una nuova produzione della compagnia di Teatro “Rossimona”, ripresa di uno spettacolo del 2009, in cui la potente prosa di Leonida Rèpaci e l’intensità dei versi di Franco Costabile e Lorenzo Calogero costituiscono lo strumento per raccontare quel che di solenne, sofferto, antico e indomabile è nel paesaggio fisico e morale dei calabresi.
Alle 16 è stata la volta di “Tre compari musicanti”, Storie minime nella grande storia: briganti, borbonici, francesi. Di e con Paolo Apolito e Antonio Giordano (zampogna, chitarra battente). Nel monologo vengono seguite le grandi vicende di quell’epoca attraverso storie minime di anonimi contadini dei quali vi sono tracce documentarie liberamente elaborate. E intorno a cui sono recuperati elementi di cultura contadina che vengono dalle ricerche sulle tradizioni popolari di Paolo Apolito con Annabella Rossi e Roberto De Simone, su musiche, canti, e feste dei contadini del Sud.
Domani si riparte nel Geosito B, alle 16 con l’antropologo a domicilio, Paolo Apolito; alle 17 “La città delle pietre” a cura della cooperativa Edizione straordinaria Scuola di teatro Enzo Corea; alle 18 il trekking tra le Pietre Incastellate e quindi alle 19 “Lidenbrock concert for sax and voice” di Alberto Laneve e Fabiana Dota.