Cronaca

Rinascita, il “mercato delle carni” di Mantella: “Compravo i bovini dalla Francia…”

L'ex boss vibonese parla anche di Salvatore Morelli, uno dei quattro 'ndranghetisti ancora latitanti da quel famoso 19 dicembre 2019: "Una sorta di capo giovane che curava la manovalanza"

mantella andrea rinascita scott

“Compravo il bovino vivo dalla Francia e lo trasformavo in carni attraverso a un’azienda a nome mio vero, di Mantella Andrea, e anche tramite l’azienda ‘Vibo Carni’ dietro la quale c’ero sempre io”. Nella sua lunga carriera da ‘ndranghetista, che lo ha portato a diventare il boss di un gruppo autonomo a Vibo Valentia, il pentito Andrea Mantella – 49 anni, collaboratore di giustizia dal 2016 – ha avuto a che fare anche con la vendita di carni.

“Mancuso si atteggiava e voleva fregare mio fratello”.
Un’attività commerciale che, però, non riguardava un mercato “libero” ma aveva creato un conflitto con Giovanni Mancuso. “Sapevo che aveva imposto su Vibo (e non solo) – ha affermato Mantella nel corso del maxi processo Rinascita Scott – che tutti i macellai dovevano comprare la sua carne. Non avevo però l’occasione di incontrarlo in giro. Destino vuole che lo incontrai nei pressi del mercato coperto di Vibo dove stava parlando con mio fratello Domenico, che aveva una bancarella che vendeva la frutta, per un cinghiale… insomma voleva fregare anche lui. Io lo vidi e mi fermai, perché avevo visto che Mancuso si atteggiava insieme al suo stalliere”. Da lì ne è seguita una lite fermata dall’intervento del dottore Ruperti, all’epoca alla guida della Squadra Mobile di Vibo, e del dottor Zampaglione.

Si è dovuto mettere gli occhiali nel taschino e andare via…”.
Da quel momento i due si sono lasciati spazio a vicenda: “Il risultato della lite è stato che io presi in mano la questione della fornitura delle carni, e il signor Giovanni Mancuso si è dovuto mettere gli occhiali nel taschino e se ne dovette andare. Anzi gli è andato pure bene che è intervenuto Ruperti, che può chiamare a testimoniare, altrimenti…”.  E alla richiesta di indicare qualche nome di macellaio che forniva prima Giovanni Mancuso e poi è passato sotto il suo “controllo”, Mantella ha risposto: “Era una cosa che curavano altri, quindi io non andavo a chiedere. Ma ci sono pure le fatture, c’è stato un sequestro patrimoniale di 6,5 milioni di euro”.

La figura di Salvatore Morelli.
Il controesame del pentito si è anche soffermato sulla figura di Salvatore Morelli – uno dei quattro latitanti rimasti dal famoso 19 dicembre 2019 in cui è scattata  la storica operazione “Rinascita Scottt” – che “rappresentava una sorta di capo giovane che curava la manovalanza“. “Io davo disposizione al Morelli riguardo quello che c’era da fare – spiega Mantella – e lui mandava i ragazzi. La copertura criminale però gliela davo io”. “L’organizzazione di quella che definisce ‘squadretta’ – ha chiesto allora l’avvocato Giuseppe Di Renzo – la faceva lei direttamente o era compito di Morelli che poi le rendeva conto?”. “Morelli – ha risposto Mantella – mi dava conto e così io sapevo, per fonte diretta, qual era il compito dei giovani: chi andava a riscuotere il pizzo, chi faceva danneggiamenti. Io stavo un gradino più in alto rispetto ai ragazzi. Di quello che facevano, di queste vicende giovanili, il 70% lo apprendevo da lui”.

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