Lotta alla povertà, una Fondazione in ricordo di un bambino del Vibonese morto senza colpe (VIDEO)

Dall’ennesima vittima innocente di una tragedia prevedibile ed evitabile, in una delle troppe strutture trascurate destinate ai più piccoli, nascono le iniziative della Fondazione Antonio Emanuele Augurusa

Un originale e innovativo modello operativo fondato sulla “restituzione generativa”, affinché chi più ha ricevuto, possa restituire di più a chi, senza colpe, non ha mai avuto, quello proposto dalla Fondazione Antonio Emanuele Augurusa, presentata venerdì 11 giugno al termine della solenne celebrazione eucaristica dedicata alla festa del Sacro cuore di Gesù, nella Basilica di San Vitale e Compagni Martiri in Fovea in Roma. Un modello maturato nel solco di molteplici esperienze pluriennali di grande impatto su tutto il territorio nazionale, attraverso il quale la Fondazione si pone quale strumento di intermediazione affinché molteplici progetti di responsabilità sociale di imprese e aziende, donazioni materiali, prestazioni professionali e donazioni economico-finanziarie possano convergere nella realizzazione concreta di opere ad alto impatto sociale volte a prevenire tragedie che ancora troppo spesso rivelano condizioni di inaccettabile disagio sociale nel mondo.

Tra i più noti, il progetto Virtus Lab per l’inclusione lavorativa, che ha già coinvolto nel Paese più di 1000 persone negli ultimi anni, garantendo per l’80% delle quali l’assunzione in azienda, attraverso un servizio qualificato gratuito offerto alle aziende interessate da particolari difficoltà nel reclutamento delle posizioni vacanti, in grado così di offrire ai disoccupati la possibilità di formarsi gratuitamente e creando un profilo professionale in linea con le esigenze dell’azienda in necessità di assumere. Portato avanti con successo in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Calabria grazie al supporto dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, Virtus Lab ha consentito di incidere sulla grave discrepanza tra domanda e offerta di lavoro, ossia il frequente mancato allineamento tra le esigenze occupazionali delle imprese e le caratteristiche della forza lavoro disponibile.

Di grande impatto evocativo e culturale, oltreché ovviamente materiale, l’annuncio dell’accordo e della relativa esecuzione tecnica per la riqualificazione della navata della basilica di San Vitale, illustrata nel corso della stessa conferenza di presentazione. Primo storico luogo di culto per i cristiani nella Città Eterna, la Basilica, sede istituzionale della stessa Fondazione e riferimento nell’area del Quirinale in Roma, vedrà essere riqualificata e valorizzata l’antica navata laterale della basilica, come illustrato da Paolo Fusaro, Direttore generale Mieci Spa, società controllata da Snam e Cassa Depositi e Presiti, che ne supporta la realizzazione, e da Emanuele Miceli, amministratore delegato SIM Ingegneria, che ha provveduto alla progettazione).

Con i suoi 1600 anni, l’edificio rappresenta uno dei più grandi patrimoni storico-artistici di Roma, come tratteggiato dall’archeologa Enza Zappone e da Maurizio Misasi, Presidente della Fondazione Riccardo Misasi – Ereditare la terra. La citata navata, come la Fondazione, è intitolata ad un dodicenne di straordinarie sensibilità solidali e altruistiche che, nel 1998, vide spezzare la propria esistenza in un assolato pomeriggio estivo in un campetto di calcio della periferia calabrese; arrangiato, come in tante altre aree dimenticate dei troppi “sud del mondo”, senza alcun rispetto delle regole basilari di sicurezza. Dall’ennesima vittima innocente di una tragedia prevedibile ed evitabile, in una delle troppe strutture trascurate destinate ai più piccoli, nascono le direttrici della Fondazione, illustrate nell’occasione dal promotore e fondatore, Francesco Augurusa, fratello del piccolo Antonio: “In particolare -è stato evidenziato – educazione e inclusione sociale, nel più ampio spettro della cooperazione umanitaria finalizzata a ragioni di equità
e pari opportunità. Ci sono voluti più di 20 anni, per mettere a fuoco questo strumento, la Fondazione, finalizzato a contrastare la povertà nelle sue varie forme; chiamando a raccolta tutti coloro con cui ho avuto il piacere e l’onore di incontrarmi per ragioni di lavoro o per comune visione o più semplicemente per affinità. Ricordiamo tutti Antonio, attento e premuroso, maturo e riguardoso nei confronti della cuginetta Francesca, affetta dalla sindrome di down. Le sue piccole ed infinite attenzioni nei suoi confronti ci sono rimaste scolpite nel cuore”.

Seguendo il motto “Charitas omnia vincit”, la Fondazione orienta la propria missione ed azione allo sviluppo umano integrale, ispirato e concepito dalla Populorum Progressio di Papa San Paolo VI, come “la promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo, nella realizzazione dello sviluppo integrale dei popoli”. Declina in quest’ottica le peculiari propensioni che Antonio, sempre particolarmente sensibile a condizioni di emarginazione e povertà incrociate nella sua infanzia, coltivò nella sua breve esistenza. Nello specifico nei confronti dello sport, per amore del quale rimase vittima, dell’ambiente, rispetto al quale manifestò sempre un’innata vocazione alla cura e per il quale è necessario un costante impegno educativo e culturale, e dell’arte, ambito in cui rivelò subito un’evidente passione.

Il piccolo Antonio sapeva posare il suo sguardo e porgere la mano soprattutto a chi era più in difficoltà, più fragile – ha ricordato la segretaria generale, Arianna Innocenzi. – Ricordiamo il suo entusiasmo nel dare, nel condividere, tutto”. Per questo, tra i prossimi passi a tutela e difesa di minori e disabili, la fondazione si prodigherà per l’apertura di un poliambulatorio medico dedicato ai più fragili a Roma. Molteplici le realtà del mondo accademico, imprenditoriale e istituzionale che hanno deciso di sposare “il modello rigenerativo” proposto dalla Fondazione. Tra queste, società impegnate nello sviluppo di modelli di business più sostenibili ed inclusivi. Particolarmente rilevante, in questo senso, l’intervento del consigliere Renato Loiero, Capo Ufficio del Bilancio dello Stato e Presidente del Board of Trustees della Fondazione, rispetto alle prospettive operative della Fondazione: “Troppo facile sarebbe dire che Antonio è vissuto poco, conta sempre cosa si fa nella vita e non quanto viviamo – ha affermato. – La fondazione vuole fare propri gli obiettivi dell’Agenda 2030. In particolare, la protezione e la promozione dei diritti umani per noi come fondazione significa dare alle persone il potere di difendere, come Antonio ha difeso, sé stesse e gli altri. Crediamo che la tutela dei diritti umani possa favorire e creare un’agenda di sviluppo trasformativo”.

Tra gli importanti messaggi di saluto e incoraggiamento pervenute da alte cariche istituzionali e imprenditoriali, la calorosa presenza della consigliera della Regione Lazio, Michela Di Biase, in rappresentanza del Presidente, Nicola Zingaretti. “E’ emozionante vedere tutta la famiglia raccolta oggi a darci davvero una testimonianza d’amore, di come da una tragedia possa venir fuori un sentimento straordinario di generosità e altruismo – il suo commento. – Agire nel quotidiano pensando a chi è meno fortunato di noi: forse è questo l’insegnamento che la Fondazione oggi ci vuole dare e che la Regione intende portare avanti nel tempo in un rapporto proficuo con la fondazione”.

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