Gratteri a Tg2 Storie: “Non esiste confine tra ‘ndrangheta e massoneria deviata”

Il procuratore di Catanzaro si racconta in un'intervista a Giuseppe Malara: "C’è molta pressione da parte dei centri di potere"

Nicola-Gratteri

Un Nicola Gratteri a 360 gradi quello che si è aperto e descritto, ieri notte su Tg2 Storie. In un’intervista, curata da Giuseppe Malara, il procuratore di Catanzaro ha raccontato il suo impegno contro la ‘ndrangheta ma anche alcuni aspetti della sua vita privata.

Il giornalista gli chiede come mai la sua figura divida così tanto l’opinione pubblica e Gratteri risponde: “Mah, io sono me stesso, dico sempre quello che penso e quando non posso dire la verità sto zitto. Molte volte dico cose che non sono particolarmente gradite a certi centri di potere, ad esempio la massoneria deviata”. Già, la massoneria deviata. Un aspetto sul quale il procuratore è tornato più volte negli anni nel corso delle sue operazioni. Gratteri è convinto che un confine tra ‘ndrangheta e massoneria non esista: “Non c’è nessun confine perché con la creazione della Santa, che è la prima dote della Società Maggiore della ‘ndrangheta, è possibile che lo stesso soggetto sia ‘ndranghetista e massone. La ‘ndrangheta già da prima dello stragismo di Cosa Nostra, già dagli anni ’70, aveva accordi diretti con uomini delle istituzioni.” Lavorare in un contesto del genere, vie da sè, non è facile: “C’è molta pressione da parte dei centri di potere. Certe volte lo esternano, altre volte no, ma si percepisce e noi dobbiamo stare attenti, essere concentrati, non fare falli di reazione, avere spalle larghe e nervi d’acciaio”

La Calabria ha bisogno di cambiare rotta, di rompere con il passato e con una gestione fatta di malaffare ed interessi. La Calabria, insiste Gratteri: “Ha bisogno di una nuova classe dirigente, fatta da persone che hanno studiato. Capita, ogni tanto, di imbatterci invece, qui in Calabria, nella Pubblica amministrazione calabrese, in gente che è entrata in un ente pubblico come usciere, come autista, e oggi è dirigente”. Il procuratore preferisce non esprimersi sulla classe politica calabrese “Non è un segreto che tutti mi chiedano di candidarmi – spiega – ma io assolutamente non dico nulla, non posso dire nulla. Faccio il procuratore di Catanzaro, ho la responsabilità di tre quarti della Calabria, di quattro province per quanto riguarda il contrasto alle mafie e purtroppo, ahinoi, nelle indagini ci capitano sempre pubblici amministratori o politici o uomini delle istituzioni, quindi non posso rispondere a questa domanda”

Capitolo Sanità, altro tasto dolente. Gestita da sempre in Calabria con l’intento di far soldi e non con l’obbligo di prestare un servizio al cittadino. “La Sanità è denaro e potere – asserisce Gratteri – questo denaro e potere viene gestito in modo clientelare. E certe volte anche mafioso. C’è tanto da fare. C’è veramente da smontare tutto”. Una sanità che Gratteri conosce bene “Io frequento l’ospedale di Locri. Io sono un donatore Avis, io vado a donare il sangue, conosco i drammi e i problemi della sanità di Locri”.

Quindi le domande di Malara si spostano alla sfera personale. Chi è Nicola Gratteri? Che padre è?: “Un uomo fisicamente poco presente – risponde – molto poco presente perché i miei figli non vivono in Calabria”. Il Procuratore parla poi del suo rapporto con la morte: “Ma io parlo con la morte. Io so che potrebbe capitare di morire. Ma addomestico la paura e arrivo alla conclusione che se dovessi morire non sarebbe un dramma. Nel senso che io ho avuto tantissimo dalla vita. Sono partito da un paesino di 2000 abitanti, figlio di persone semianalfabete e oggi sono qui che parlo con lei. Sono un uomo fortunato. Ho vissuto in cattività. È dall’89 che sono con la scorta e per fare 10 metri devo discutere con la scorta come fare quei 10 metri. Non possiamo fermarci, prendere un gelato andare a fare un bagno al mare”.

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