Cultura & spettacolo

App su collezione Capialbi al Museo archeologico di Vibo Valentia

L’attuazione del progetto permette di completare il percorso di digitalizzazione dei reperti attualmente esposti all’interno della struttura afferente alla Direzione regionale Musei Calabria

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Diventa realtà l’app di presentazione delle monete della collezione “Capialbi” attualmente esposte all’interno del Museo archeologico nazionale di Vibo Valentia. L’iniziativa rientra in un progetto più ampio (Visa) di ricerca e sviluppo finanziato dalla Regione Calabria e avviato nel 2018 in collaborazione con l’azienda capofila Naos Consulting, con l’obiettivo di realizzare un nuovo modello di spazio museale connesso, reale, moderno e orientato ad un’ampia accessibilità culturale attraverso le moderne tecnologie Ict.

Un traguardo, questo, che permette di completare il percorso di digitalizzazione di tutti i reperti esposti all’interno della struttura afferente alla Direzione regionale Musei Calabria guidata da Filippo Demma. La realizzazione di quest’ultima app ha richiesto una serie di interventi mirati. Dapprima sono state acquisite con tecnica fotogrammetrica le 547 monete esposte nelle teche 1, 2 e 6 della sezione numismatica, il che ha permesso di ottenerne dei modelli in 3D. Successivamente si è passati alla fase di catalogazione informatizzata dei reperti e di creazione di uno story-telling digitale per un denario romano raffigurante la dea Roma sul dritto e i Dioscuri sul rovescio. L’applicativo è completamente gratuito ed è disponibile sugli store Google Play e App store.

«Il monetiere digitale – spiega il direttore del Museo Adele Bonofiglio – promuove lo sviluppo di un sistema innovativo che al momento vede pochissimi confronti in Italia e all’estero. L’iniziativa è rivolta a tutti e consente finalmente di fruire di una collezione molto importante e di mettere a confronto il reale con il digitale. L’obiettivo futuro è di riuscire ad inserire in questo percorso virtuale anche gli altri reperti della collezione “Capialbi” non ancora esposti nelle sale».

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