‘Ndrangheta e carburanti nel Vibonese, Mantella: “I D’Amico a disposizione dei gruppi criminali”

Il collaboratore di giustizia sulla famiglia di Piscopio: "Cambiavano assegni di soggetti dediti all'usura per consentire a questi ultimi di avere immediatamente denaro liquido"

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E’ il collaboratore di giustizia Andrea Mantella, oltre che Raffaele Moscato e Bartolomeo Arena, a fornire uno spaccato della realtà criminale di Piscopio, imperniata intorno alla cosca dei Piscopisani, alla famiglia Mancuso e al ruolo rivestito, nel contesto, dai fratelli D’Amico, raggiunti ieri da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per via di un provvedimento di fermo, nell’ambito dell’operazione sui prodotti petroliferi, condotta dai carabinieri e dalla Guardia di Finanza, su input delle Dda di Catanzaro e Reggio.

Operazioni con i carburanti. “Pino D’Amico e suo fratello -asserisce Mantella – si mettono a disposizione di tutti i gruppi criminali, fornendo carburanti, cambiando assegni e facendo un po’ di tutto”. Affermazioni generiche poi meglio delineate, sempre dal collaboratore di giustizia vibonese: “In numerose occasioni -spiega Mantella -ho ricevuto carburante dai D’Amico senza corrispondere nulla, in virtù dei risalenti rapporti di amicizia che ci legavano”. E ancora: “Se non ricordo male – aggiunge Mantella – in alcune occasioni ho consegnato degli assegni a Giuseppe D’Amico (detto Pino) che, però, al momento dell’incasso non saldavo personalmente con denaro mio ma, piuttosto, coprivo con denaro che mi facevo consegnare dallo stesso D’Amico”. Di queste attività “sapeva anche Antonio D’Amico anche se il vero artefice di tutto  – precisa Mantella -era il fratello Pino”.

I rapporti con le banche. Il collaboratore di giustizia si spinge anche ad analizzare i rapporti tra i D’Amico e alcuni istituti di credito. “Grazie ai rapporti con alcuni istituti di credito -rammenta il pentito – cambiavano assegni di soggetti dediti all’usura, in modo da consentire a questi ultimi di ottenere immediatamente denaro liquido”.

La storia. Mantella fa anche un salto nel passato. “Se non ricordo male – esordisce nuovamente – il vero sviluppo dell’attività dei D’Amico avveniva alla fine degli anni ’90. Ricordo che, in svariate occasioni, i D’Amico consegnavano denaro a me ed agli affiliati del mio gruppo per soddisfare eventuali esigenze di liquidità”.

Parole che fanno eco alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Raffaele Moscato che inquadrava “Giuseppe D’Amico, Antonio D’Amico e Francesco D’Angelo quali soggetti vicino ai Piscopisani e -spiegano gli inquirenti -imprenditori inseriti in un sistema di controllo mafioso dei lavori pubblici presenti sul territorio”.

 

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