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Trapianto dei polmoni, ma il donatore ha il Covid: muore una donna

Si tratta del primo caso noto in letteratura scientifica di un paziente infettato e ucciso dalla COVID-19 da organi ricevuti da un donatore positivo

trapianto

Una donna ha perso la vita in Michigan (Usa) per via del Covid contratto attraverso un trapianto di polmoni. Gli organi donati, infatti, erano infettati dal patogeno pandemico, sebbene i rigorosi test cui erano stati sottoposti prima dell’intervento erano risultati negativi, così come il tampone rinofaringeo della donatrice (asintomatica). Si tratta del primo caso noto in letteratura scientifica di un paziente infettato e ucciso dalla Covid-19 da organi ricevuti da un donatore positivo. Alla luce dell’incidente, più unico che raro, i medici raccomandano d’ora in avanti di effettuare un doppio test sugli organi da trapiantare, col secondo 24-48 ore dal primo, controllando anche la negatività delle basse vie respiratorie.

A descrivere il tragico e inconsueto “case report” i medici della Divisione di Malattie infettive della Scuola di Medicina dell’Università del Michigan, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Epidemiologia e Medicina Polmonare. Gli scienziati, coordinati dal professor Daniel R. Kaul, avevano in cura presso la propria struttura una donna affetta da una grave forma di malattia polmonare ostruttiva cronica; era assistita con la ventilazione meccanica. L’unica soluzione per salvarle la vita era attraverso un doppio trapianto di polmone.

L’occasione si è presentata a causa di un incidente stradale verificatosi nel Midwest, dove una donna ha perso la vita a causa di un terrificante scontro frontale. Essendo iscritta nelle liste dei donatori d’organi, i medici hanno prelevato i suoi polmoni per trapiantarli in quelli della paziente ricoverata. La donna vittima dell’incidente stradale non aveva alcun sintomo respiratorio quando è deceduta, ma era infettata dal coronavirus SARS-CoV-2. La positività è purtroppo sfuggita ai test di controllo in laboratorio, che sono rigorosissimi e solo in casi estremamente rari lasciano “passare” malattie infettive.

Due giorni dopo il trapianto, il dottor Kaul e i colleghi si sono accorti che qualcosa non andava. Il cuore non mostrava una funzionalità regolare, e al terzo giorno la paziente ha sviluppato anche febbre, ipotensione e infiltrati polmonari. Sottoposta a un tampone rinofaringeo è così risultata positiva al coronavirus. Anche un chirurgo toracico che aveva preparato i polmoni ed era presente all’operazione è stato contagiato dal virus, fortunatamente in modo lieve. La paziente, che aveva anche ricevuto il farmaco immunosoppressore metilprednisolone, ha invece sviluppato la forma grave della COVID-19, e nonostante tutti i tentativi di salvarla con remdesivir e altri farmaci, dopo 2 mesi dall’intervento ha perso la vita per difficoltà respiratorie e insufficienza multiorgano. Nessun altro organo era stato prelevato dalla donna morta nel terribile schianto.

Il professor Kaul ha dichiarato alla NBC News che si è trattato di un evento rarissimo, che non deve assolutamente spingere chi ha bisogno di un trapianto di organi a rifiutarli per paura. I rischi possono essere infatti “catastrofici” e di gran lunga superiori a quelli di contrarre una patologia infettiva.