Ndrangheta, “Basso profilo”: due nuovi indagati dalla Dda di Catanzaro

Si tratta di due imprenditori: Gianni Mazzei, presidente della sezione di Crotone dell'Associazione dei costruttori Ance, e di Antonio Melino

Basso profilo

Ci sono due nuovi indagati nell’inchiesta “Basso profilo” condotta dalla Dda di Catanzaro contro una presunta associazione per delinquere legata alle cosche di Cutro nella quale sono coinvolti l’assessore regionale al Bilancio Franco Talarico e il segretario nazionale, dimissionario, dello scudocrociato Lorenzo Cesa, l’imprenditore Antonio Gallo  e l’ex finanziere di Catanzaro Ercole D’Alessandro accusato, tra le altre cose, di accesso abusivo a sistemi informatici.

Si tratta di due imprenditori: Gianni Mazzei, presidente della sezione di Crotone dell’Associazione dei costruttori Ance, e Antonio Melino. D’Alessandro, accusato di avere illecitamente preso informazioni su altre persone per scopi privati, simulando si trattasse di lavoro – secondo quanto emerso – sarebbe stato istigato, nella maggior parte dei casi a compiere questo reato dalla sua compagna, la gastroenterologa di origini albanesi Odeta Hasaj e da Mazzei e Melillo desiderosi di ottenere informazioni su un loro socio, reo di essersi appropriato di somme appartenenti agli altri soci per poi dileguarsi.

In cambio di lavori edili gratuiti nell’abitazione della figlia, l’ex finanziere avrebbe effettuato visure dalle banche dati in uso alla Finanza e avrebbe contattato colleghi della polizia giudiziaria elvetica dopo avere appreso che il socio era emigrato in Svizzera, dopo una indagine per bancarotta fraudolenta. Indagini improprie che sono andate avanti da maggio a novembre 2018. Il luogotenente Ercole D’Alessandro in quattro occasioni avrebbe indotto i suoi colleghi a rilevare ogni genere di informazione sull’ex amministratore unico della societa’ Hexagon srl (societa’ con sede a Simeri Crichi nel Catanzarese ed avente ad oggetto la produzione e commercializzazione di energia elettrica da fonti rinnovabili) nella quale, tra gli altri, erano soci Mazzei e Melino. Dati anagrafici, redditi percepiti, dichiarazioni dei redditi, immobili intestati e tanto altro. D’Alessandro si sarebbe fatto consegnare le informazioni dai colleghi millantando il fatto di dovere “riferire al Dottore”, millantando un rapporto con il Procuratore Gratteri. Mazzei, inoltre, sarebbe stato raccomandato da D’Alessandro ai suoi interlocutori “quale affidabile e solido imprenditore a cui affidare i lavori appaltati da enti pubblici”.

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