Cronaca

‘Ndrangheta, rivoluzioni e processi: “Rinascita Scott” un anno dopo

Un anno dopo i 334 arresti, la manifestazione per le strade di Vibo, gli applausi ai Carabinieri, possiamo dire che la maxi inchiesta di Nicola Gratteri ha segnato un punto di svolta?

Nicola-Gratteri-operazione Rinascita Scott

“Non so se sconfiggerla, io sto sempre attento a misurare le parole. Sicuramente è una grandissima operazione, abbiamo azzerato i vertici della ‘ndrangheta della provincia di Vibo Valentia“. Con queste parole il procuratore Nicola Gratteri presentava, un anno esatto fa, un’operazione destinata a rimanere nella storia: Rinascita Scott. Un nome emblematico per “la più grande operazione dopo quella che portò al maxi-processo di Palermo a Cosa Nostra”. Un’inchiesta imponente, durata 4 anni, programmata nel minimo dettaglio ma anticipata di 24 ore per non rischiare di mandare tutto all’aria. E così, in una notte, ci sono stati 334 arresti e un totale di 416 indagati, poi diventati 479 con l’avviso di conclusione indagini. Un’operazione che al di là dell’umiltà del magistrato antimafia – che recentemente ha detto che non vuole si parli di “processo della vita” perchè “è uno dei tanti processi, una delle tante indagini fatte in questi anni” – ha forse segnato un punto di svolta. Le rivoluzioni culturali sono lunghe, lente, complicate. Ma c’è sempre un momento che segna il cambio di passo, l’inversione della parabola. Rinascita Scott è stato quel momento?

“Non era mai accaduto prima”.
Da quel 19 dicembre è letteralmente cambiato il mondo, a causa di una pandemia mondiale che mai avremmo immaginato. Basta rivedere le immagini di quei giorni – con le persone vicine, le strette di mano, la mancanza di mascherine – per pensare a un altro universo. Ma non avremmo mai potuto neanche immaginare, a causa della forte rassegnazione che si avvertiva prima di quel 19 dicembre 2019, che fosse realmente possibile un’operazione così importante contro la ‘ndrangheta vibonese, che chiamasse in tribunale tutti: da boss mafiosi a politici, passando per imprenditori e insospettabili. “Non era mai accaduto prima”, è una delle frasi che si sono sentite il 24 dicembre, quando migliaia di persone sono scese in piazza a Vibo Valentia contro la ‘ndrangheta, regalando un lunghissimo applauso ai carabinieri. Destinato, anche quello, a rimanere nella storia di una città. Segno di un’aria nuova, più pulita, piena di speranza, che i vibonesi stavano iniziando a respirare. Immagini che non sono rimaste isolate ma che si sono riproposte poche settimane dopo, il 18 gennaio, per le vie di Catanzaro.

L’inchiesta (per ora) ha retto.
Da quei giorni si è detto tanto, troppo. Ma a parlare sono stati soprattutto i fatti. Si è detto che “l’inchiesta non regge”, che “è tutta una farsa”, appena sono iniziate le prime scarcerazioni. E poco importa che si trattasse delle esigenze cautelari che nulla, nulla, avevano a che fare con la tenuta delle accuse. Si è detto che il processo sarebbe stato celebrato fuori regione, che non c’era alcuna possibilità di restare in Calabria. E alla fine, “grazie anche alla testardaggine di Nicola Gratteri”, l’aula bunker è stata costruita a Lamezia Terme e anche in tempi record, con solo l’udienza preliminare che è stata celebrata nel carcere romano di Rebibbia. Si era anche detto che si trattava solo di indagati, che bisognava passare al vaglio del processo. Invece il 4 dicembre 2020 ci sono stati 355 rinvii a giudizio disposti dal Gup Claudio Paris, con 89 imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Con un procedimento poi diviso in cinque tronconi, che però non intaccano il “maxi processo” principale.

“Occupare gli spazi che abbiamo liberato”.
Quindi, tornando alla domanda iniziale: guardando i fatti un anno dopo – comunque troppo poco per cambiamenti che richiedono, forse, decenni – Rinascita Scott è stato un punto di svolta? Il processo che va avanti, i pentiti, gli arresti dei latitanti, l’aula bunker. La giustizia sta facendo il suo corso. Ma la società? Ognuno di noi? Lo stesso Nicola Gratteri il 19 dicembre 2019 era stato chiaro: “Dipenderà molto da noi. La Procura distrettuale e i Carabinieri hanno fatto la loro parte, abbiamo fatto la nostra parte. Ora sta alla società civile, alla stampa, agli storici, agli educatori, spiegare soprattutto che bisogna avere il coraggio di occupare gli spazi che noi questa notte abbiamo liberato”. La società sta iniziando a pensare, a parlare, a vivere, con una maggiore attenzione alla legalità? Ognuno di noi, personalmente, sta facendo del proprio meglio riscattare questo territorio martoriato dalla ‘ndrangheta e dalla cultura mafiosa, fatta di disonestà e omertà? Perchè la “Rinascita” vera e propria, in fondo, dipende proprio da questo: dal comportamento di ognuno di noi, non dall’attesa di qualcuno che ci salvi al posto nostro. Gratteri ci ha avvisato.

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