Coronavirus, buoni spesa nel Vibonese: ecco quanto arriverà in ogni Comune

La cifra complessiva di 1.4 milioni di euro sarà spalmata nei cinquanta Enti del territorio sulla base della popolazione e del livello di povertà

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E’ la provincia di Vibo Valentia quella che riceverà la più bassa cifra in Calabria di buoni spesa per l’emergenza Covid con appena – si fa per dire – 1,4 milioni assegnati. Trecentomila euro in meno rispetto alla consorella Crotone che ha infatti ottenuto 1,7 milioni di euro. Meno soldi anche alla città capoluogo, Vibo Valentia, che ottiene 248mila euro a fronte di una cifra più che raddoppiata per Crotone che ottiene 574mila euro. Complici, ovviamente, i principali di fattori di assegnazione, soprattutto il numero inferiore di abitanti ma anche la distanza dal reddito medio pro capite che influisce più nell’area pitagorica che nel Vibonese.

I dati. Della cifra complessiva su base provinciale, 1,4 milioni, alla città capoluogo vanno 248.869,46 euro, vale a dire il 20% dell’intera somma. Risorse per svariate migliaia di euro saranno redistribuite pure nei rimanenti 49 centri del territorio. I numeri più significativi sono quelli che si registrano a Pizzo che otterrà 78.785,17 euro, fanalino di coda Zaccanopoli che supera di poco i 6mila euro, per l’esattezza 6.168 euro. Ragguardevoli le cifre destinate ai comuni più significativi della provincia, sotto il profilo prettamente demografico. Serra San Bruno otterrà, infatti, 64.1540 euro. A Nicotera andranno 59.111 euro, poco meno di Mileto (65.460 euro) con numeri molto simili per quel che attiene alla popolazione. Cifra inferiore quella destinata a Tropea (55.567 euro), Filadelfia (48.208 euro), Rombiolo (44mila euro) e Ricadi (43.515 euro). Al di sopra dei 40mila euro (per l’esattezza 41.432), pure Ionadi, centro alle porte del capoluogo e Briatico che supera di poco i 42mila euro.

I centri meno popolati. Quanto agli centri, ecco la redistribuzione delle risorse in quelli più significativi: a San Calogero, poco più di 4mila residenti, giungeranno 39mila euro, a Limbadi 33800 euro, Cessaniti poco più di 31mila euro. Tra i venti e i trentamila euro si ritrovano, invece, i comuni di Dinami (20.488 euro), Fabrizia (21.680 euro), Gerocarne (20.889 euro), San Costantino (20.912), San Gregorio, 25.524 euro, Sant’Onofrio (26.676), Soriano (23.223), Stefanaconi (21.121) euro. Cifre inferiori nei comuni che ballano tra i 1000 e i 2500 abitanti. Ecco un prospetto complessivo dei fondi alimentari in arrivo: Dasà otterrà 10.626 euro, Parghelia 11.331 euro, Arena 12.564 euro, Filogaso 13.367 euro, Drapia poco più di 17mila euro, Filandari toccherà quota 18mila euro, Francavilla otterrà 17.731 euro, Francica 16.656 euro, Zambrone 17.660, Joppolo qualcosa in più, attestandosi a 18.451 euro, mentre Maierato avrà 19.297 euro ad un’incollatura da Zungri 19.564 euro. Un posto a parte spetta a Nardodipace: il comune ritenuto in alcune statistiche tra i più poveri, se non il più povero d’Italia avrà 12.469 euro nonostante una popolazione di 1200 abitanti. Il motivo è molto semplice: quasi il 50% arriva dall’indicatore che riguarda il reddito pro capite dei cittadini, tra i più bassi d’Italia. Stessa cifra a San Nicola da Crissa, poco più in alto Spilinga che arriva a 13mila euro. Otto i comuni che otterranno meno di 10mila euro. Si tratta di Brognaturo (7872), Capistrano (9084 euro ), Polia (8188), Simbario (8526 euro), Spadola (7183 euro), Vallelonga (7386 euro), Mongiana (6724 euro) e Zaccanopoli, fanalino di coda con 6168 euro.

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