La grande “Valentia”: unire 14 Comuni per creare la terza città più grande della Calabria

La proposta arriva da 31 professionisti del territorio e prevede la fusione di: Vibo Valentia, Pizzo, Mileto, Jonadi, Briatico, Cessaniti, Sant'Onofrio, San Gregorio d'Ippona, Stefanaconi, San Costantino C., Maierato, Filandari, Francica e Filogaso

progetto valentia

Una proposta coraggiosa, a tratti azzardata, che mira – nelle intenzioni – a risollevare le sorti di un territorio che sembra star scivolando sempre di più nel baratro: unire 14 Comuni della provincia di Vibo Valentia creando una nuova città, con oltre 80mila abitanti, chiamata “Valentia” o “Grande Vibo Valentia”. Il progetto che farebbe diventare Vibo la terza città della Calabria per numero di abitanti, sottoscritto da 31 professionisti del territorio (QUI i nomi), coinvolgerebbe 14 Comuni: la stessa Vibo Valentia (35.000 abitanti), Pizzo (10.000 abitanti), Mileto (7.000 abitanti), Jonadi (4.500 abitanti), Briatico (4.500 abitanti), Cessaniti (3.500 abitanti), Sant’Onofrio (3.000 abitanti), San Gregorio d’Ippona (2.500 abitanti), Stefanaconi (2.500 abitanti), San Costantino C. (2.500 abitanti), Maierato (2.500 abitanti), Filandari (2.000 abitanti), Francica (1.500 abitanti), Filogaso (1.500 abitanti).

Costi elevati della frammentazione. La proposta – che per diventare concreta necessita che ciascuno dei singoli Comuni, attraverso il rispettivo Consiglio comunale, esprima a maggioranza la volontà di fondere il proprio Ente con gli altri tredici – parte dal presupposto che la parcellizzazione dei governi comunali è un “problema storico del sistema amministrativo italiano”, tornato di attualità con la grave crisi economica del 2008 e che probabilmente si riproporrà a causa della gravissima pandemia da Covid-19. Questo a causa dell’incidenza molto elevata dei costi fissi di funzionamento delle strutture, come per gli organi politici, il segretario comunale e gli organi di controllo, segreteria, ragioneria, sul personale, informatica ecc. “È evidente – si legge nella relazione del comitato promotore (QUI il testo completo) – che quanto maggiore è la quota di risorse assorbita dai costi di funzionamento degli enti, tanto minore è quella destinabile al finanziamento dei servizi ai cittadini“. Oltre a vari costi indiretti come quelli di transazione per le imprese, “costrette a confrontarsi con una pluralità di enti locali (e di relative regolamentazioni)”.

Primo polo urbanistico-economico della Calabria. “Per il nostro territorio – si legge nel documento – è l’unica via d’uscita all’isolamento ed alla condizioni di grave ritardo e sottosviluppo a cui risulta attualmente relegato”. Le dimensioni della nuova “Valentia” non sarebbero maggiori dell’attuale Corigliano-Rossano, con la differenza di una maggiore densità abitativa. Il nuovo ente diventerebbe “il primo polo urbanistico-economico per la fisiologica collocazione baricentrica del più importante distretto turistico ed enogastronomico regionale”.
E le condizioni del territorio lo consentono: “La struttura insediativa dell’area-urbana di Vibo Valentia è ancora oggi dominata da un arcipelago di micro-comunità disperse sul territorio, mal collegate tra loro, ma strettamente contigue che sono di fatto un continuum urbanistico”. Il tutto con servizi erogati quasi esclusivamente nel comune capoluogo, basti pensare “all’istruzione superiore, ai servizi sanitari, alle attività commerciali in massima parte concentrate nel comune capoluogo”.

Finanziamenti pubblici e minore infiltrazione mafiosa. Le popolazioni del nuovo ente locale “godrebbero di indubbi vantaggi sotto svariati profili (tributario, polo di attrazione di investimenti ed infrastrutturale, essendo già naturalmente inserita nelle dinamiche economiche del settore turistico ed agroindustriale)”.
Per le unioni e fusioni di Comuni, inoltre, lo Stato prevede contributi pubblici, “incentivi finanziari generosi”, diritto di precedenza per l’accesso alle risorse di alcuni bandi pubblici e varie altre agevolazioni economiche. Secondo i proponenti la fusione consentirebbe, inoltre, di ridurre il rischio di infiltrazione mafiosa:
”La tendenza al condizionamento o alla infiltrazione è tanto maggiore, quanto minore è il numero degli abitanti di un centro urbano. Lo scioglimento delle Amministrazioni comunali, per infiltrazione mafiosa, solo di rado ha interessato comuni con popolazione superiore ai 50mila residenti, essendo maggiormente permeabile un ambito di dimensioni ridotte”.

Le opere da realizzare. Secondo i 31 firmatari del documento ci saranno vantaggi sul piano dei trasporti, in quanto ci sarà bisogno “di raccordi veloci con lo snodo autostradale”, oltre alla realizzazione di una nuova linea di alta velocità ferroviaria “che possa soddisfare le nuove esigenze e rivendicazioni del nuovo ente”. Ciò in aggiunta ad una valorizzazione della Costa degli Dei e del turismo religioso “vista la vicinanza con il santuario della Madonna di Paravati, edificato in onore di Natuzza Evolo, sede di pellegrinaggio per innumerevoli fedeli”, e di una serie di opere da realizzare. Per citarne qualcuna: una nuova “cittadella amministrativa” dove includere la nuova sede comunale, la Prefettura, la Questura e la Motorizzazione Civile; completamento o progettazione delle tangenziali est ed ovest; istituzione della Corte di Assise di Vibo Valentia; nascita del polo universitario vibonese; estensione del parco urbano sino all’attuale area di insediamento del Pala Maiata; riqualificazione dell’area ex Italcementi e riassegnazione della stessa ad attività di tipo commerciale/turistico tipo realizzazione del più grande parco acquatico del Meridione; progetto dell’albergo diffuso tra Briatico Vecchia ed il borgo marinaro del nuovo abitato, quale prospettiva di sviluppo della dorsale costiera Sud; riqualificazione area ex fiera di Porto Salvo per il rilancio di tutta l’Area costiera a scopo commerciale. Tante belle idee da inserire nel grande libro dei sogni, a tratti irrealizzabili, o un solido progetto di sviluppo?

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