Faida Loielo-Emanuele nel Vibonese, indagato passa dal carcere ai domiciliari

L'uomo, insieme al cugino, era stato sorpreso a lanciare una pistola nel fiume. Secondo l'accusa i due indagati avrebbero pianificato un progetto omicidiario contro la cosca rivale

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Il Gip distrettuale di Catanzaro ha disposto l’applicazione, in accoglimento della domanda del legale di fiducia Giovanni Vecchio, degli arresti domiciliari per Giuseppe Muzzupappa. L’uomo è imputato, unitamente al cugino Antonio Campisi, per il reato di tentato omicidio e detenzione illegale di armi, accuse aggravate dalle finalità mafiose.

I due giovani nel novembre dello scorso anno erano stati sorpresi mentre, da un’abitazione di Gerocarne, lanciavano nel fiume una pistola con matricola abrasa calibro 7.65, con relativo munizionamento e colpo in canna. Secondo l’accusa i due indagati, insieme ad altri soggetti in corso di identificazione, avrebbero pianificato un progetto omicidiario nei confronti di appartenenti alla cosca mafiosa dei “Loielo”, operante nel territorio delle pre-serre vibonesi, nell’ambito dell’ormai nota faida con il clan opposto degli “Emanuele” e che, da anni, caratterizza quell’area per il subentro nel controllo del territorio.

Secondo gli inquirenti non a caso, infatti, Campisi e Muzzupappa avrebbero stabilito la loro base operativa all’interno di un appartamento a Gerocarne, utilizzato come covo per condividere obiettivi e strategie. Ad incidere sulla decisione, che ha portato ai domiciliari, è stato l’annullamento da parte della Cassazione che ha ritenuto necessario un nuovo giudizio in tema di esigenze cautelari, dopo aver riscontrato l’assenza di gravità indiziaria per l’aggravante mafiosa (agevolazione del clan Emanuele).

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