Cronaca

Autobomba a Limbadi, Gratteri: “Matteo Vinci assassinato perché non ha ceduto alla violenza mafiosa” (VIDEO)

Tra gli arrestati c'è anche Pantalone Mancuso. I presunti esecutori materiali avrebbero agito per saldare un debito di droga

L’operazione “Demetra 2”, scattata questa mattina alle prime luci dell’alba, ha portato all’arresto dei presunti esecutori materiali dell’esplosione di una bomba a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, avvenuta il 9 aprile 2018, che uccise il 42enne Matteo Vinci e ferì il padre Francesco. Tra gli arrestati ci sono Pantalone Mancuso, Filippo De Marco, 41enne, e Antonio Criniti, 30enne. Questi ultimi due di Soriano, piccolo centro del Vibonese. La mano dei presunti esecutori materiali sarebbe stata armata dalla necessità di saldare un debito contratto a seguito di un traffico di droga.

Nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere anche per Vito Barbara, 30 anni, Rosaria Mancuso. Agli arresti pure Domenico Bertucci, 27 anni, di Spadola. Coinvolti nell’inchiesta, infine, il 34enne Giuseppe Consiglio, finito ai domiciliari, e Salvatore Paladino, 60 anni, anche lui di Rosarno. Indagato a piede libero Alessandro Mancuso, 22 anni, di Limbadi, nipote di Pantaleone Mancuso.

Il rinvio a giudizio dei presunti mandanti. Il Gup distrettuale di Catanzaro, a giugno dello scorso anno, aveva rinviato a giudizio i cinque gli indagati della prima operazione “Demetra” in quanto presunti mandanti dell’attentato che sarebbe stato eseguito, secondo gli investigatori, dagli odierni arrestati. Nello specifico, l’ipotesi accusatoria che ha portato al rinvio a giudizio nel 2019 vede Vito Barbara, Lucia Di Grillo e Rosaria Mancuso ritenuti dagli inquirenti, in concorso morale e materiale tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, quali ideatori e promotori dell’attentato dinamitardo. L’obiettivo – secondo quanto emerge dall’inchiesta – era quello di costringere i coniugi Francesco Vinci e Rosaria Scarpulla a cedere alle loro pretese estorsive. Vito Barbara, Domenico Di Grillo, Lucia e Rosina Di Grillo, Rosaria e Salvatore Mancuso (deceduto) sarebbero poi “gli autori di una serie di azioni esecutive che miravano allo stesso disegno criminoso ovvero costringere la famiglia Vinci a cedere il pezzo di terreno di loro proprietà in contrada Macrea a Limbadi”.

La conferenza stampa. I dettagli dell’operazione sono stati forniti nel corso della conferenza stampa che il procuratore Nicola Gratteri ha tenuto con gli investigatori presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Vibo Valentia.

“Indagando sugli esecutori materiali dell’attentato di Matteo Vinci – ha dichiarato Gratteri – che ci mancavano per chiudere il cerchio si è scoperto un traffico di droga consistente. Sono stati importanti questi arresti, non solo perché da due anni e mezzo non ci siamo mai fermati dopo la bomba che ha ucciso Vinci ma per noi era importante riuscire a dimostrare la penale responsabilità di questi indagati perché l’omicidio è stato commesso in modo eclatante, per dare un segnale forte e per intimorire tutto il territorio vibonese. Pertanto, la risposta dello Stato doveva essere altrettanto forte. I genitori di Matteo Vinci con enormi sacrifici sono riusciti a farlo studiare a vederlo affermato e poi se lo sono visti ammazzato perché non ha ceduto alla violenza mafiosa”.

 

https://www.zoom24.it/2020/10/19/autobomba-limbadi-chiuso-il-cerchio-sullomicidio-di-matteo-vinci-7-arresti/

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