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Rinascita, Stilo è un fiume in piena: “Indagini su magistrati corrotti da un avvocato”

"Non ho mai accettato di portare messaggi o pizzini -ha detto Stilo - ai membri della criminalità organizzata"

Rinascita Scott

Dieci mesi di carcere iniziano a farsi sentire. Anche e soprattutto se -come sostengono i legali dell’avvocato Francesco Stilo- le condizioni di salute del penalista indagato nell’ambito dell’inchiesta Rinascita Scott per concorso esterno in associazione mafiosa, non sono quelle ideali. Così, qualche giorno addietro, nel corso dell’udienza preliminare che si sta tenendo nell’aula bunker di Rebibbia l’avvocato Stilo ha deciso di dare fuoco alle polveri. Il professionista prima è stato sottoposto all’esame dei suoi difensori Diego Brancia e Paola Stilo e al controesame dei pubblici ministeri Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso, poi ha dato vita a una serie di dichiarazioni spontanee.

Cinque lunghe ore nella quali l’avvocato Stilo prima ha respinto le accuse dei collaboratori di giustizia, Andrea Mantella, Bartolomeo Arena su tutti gli altri. Poi ha svelato di essere stato sentito dai magistrati di Salerno per una presunta corruzione che coinvolge un legale del foro di Catanzaro che avrebbe corrotto magistrati. Nel mirino, alcuni giudici della Corte d’Appello.

Dichiarazioni che non sono frutto del suo patrimonio conoscitivo ma che fanno già parte degli atti di “Rinascita Scott” e dei verbali del collaboratore di giustizia Andrea Mantella. La ragione per cui Stilo riferisce di questi eventi ancora tutti da dimostrare e senza prove è semplice: al legale ora detenuto a Civitavecchia, è contestata anche la rilevazione del segreto d’ufficio per favorire Saverio Razionale.

In sostanza Stilo ha sostenuto di non aver mai avallato patti corruttivi tra lui o cancellieri del Tribunale di Vibo. “Non ho mai accettato di portare messaggi o pizzini per i membri della criminalità organizzata”. Quanto ai suoi rapporti, “erano di natura esclusivamente professionale. Mi avevano informato che ero indagato o un soggetto indagabile. Ne avevo conoscenza -ha concluso – perché più persone nel corso del tempo mi avevano avvertito”.

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