Politica

“Dirò neg*o fino all’ultimo dei miei giorni”: politica e società civile contro Nino Spirlì

Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Arci chiedono le dimissioni del vice presidente della Regione. La deputata Dieni: "Jole Santelli gli revochi il mandato e faccia mea culpa"

nino-spirlì-video-negro-1

“Il vicepresidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, non perda altro tempo: rassegni immediatamente le sue dimissioni e chieda scusa. Nel caso non intendesse farlo, ci pensi la presidente Jole Santelli a revocargli il mandato e a fare mea culpa per aver nominato nella sua giunta un uomo che non ha il senso della misura e, soprattutto, con le sue inqualificabili dichiarazioni getta discredito sulla istituzione che rappresenta”. Non usa mezzi termini il Movimento 5 Stelle, per bocca della sua deputata Federica Dieni, contro il vicepresidente della Regione Calabria che in un raduno della Lega a Catania ha dichiarato che “la lobby frocia” composta da “nazisti che cancellano le parole” impedisce “di chiamare le cose col loro vero nome: userò le parole ‘negro’ e ‘frocio’ fino all’ultimo dei miei giorni. Che fanno, mi tagliano la lingua per impedirmelo?”.

“Non può rappresentare la Calabria”. Spirlì, che detiene tra l’altro anche la delega alla Cultura, non ha rilasciato alcuna dichiarazione dopo il polverone sollevato dalle sue ingiustificabili parole. Della stessa opinione del M5S anche il Partito Democratico, che tramite il commissario regionale Stefano Graziano ha dichiarato: “A Nino Spirlì chiediamo un atto di amore per la Calabria e le sue istituzioni. Rassegni le dimissioni perché con la sua ultima uscita calpesta le sofferenze e le battaglie di chi si batte contro le discriminazioni e l’odio. Spirlì non può rappresentare la Calabria che è terra di solidarietà e accoglienza”.

Santelli “liberi i calabresi” da Spirlì. “La Calabria, terra di accoglienza e tolleranza, si liberi dallo show della discriminazione. Il gioco è sempre lo stesso, dichiararsi vittima di una dittatura del politically correct che non gli permette di esprimersi come mamma vuole, letteralmente. Il repertorio messo in scena è tra i più volgari e violenti degli ultimi tempi”. Questa invece la dura condanna dell’Arci Calabria, che denuncia “un linguaggio che offende, marginalizza ed esclude” soprattutto in un contesto come quello calabrese “in cui sono ancora tanti i passi da fare per la diffusione di una cultura inclusiva e non violenta che faccia della diversità il suo obiettivo ma anche il mezzo attraverso cui svilupparsi”. “Non si sottovalutino gli effetti che tali dichiarazioni comportano – conclude Arci Calabria – condanniamole subito e apriamo una nuova stagione di tolleranza, accoglienza e ampliamento dei diritti civili. La presidente Santelli prenda provvedimenti. Liberi i calabresi da questo uomo dal gergo violento e volgare. Riaffermi i valori della convivenza civile, della solidarietà, della centralità della persona, dell’accoglienza”.

Più informazioni