Cronaca

“Ti spacco a metà perché a spararti non c’è soddisfazione”: a giudizio 31enne di Vibo Marina

L'uomo è accusato di maltrattamenti nei confronti della madre e della sorella, costrette lo scorso agosto a lasciare la propria abitazione

violenza-sessuale.jpg

Il Gip di Vibo Valentia, Marina Russo, ha disposto il giudizio immediato nei confronti di C.L., 31enne di Vibo Marina, per maltrattamenti in famiglia. Lo stesso dovrà comparire davanti al Tribunale di Vibo il prossimo 18 Novembre. L’uomo, a cui è stato applicato il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalle vittime, è difeso dall’avvocato Santo Cortese. Secondo il Gip sussistono gravi indizi di colpevolezza, tra cui la linearità e la non contraddizione delle vittime, i referti medici e la presenza di un testimone che avrebbe sentito le minacce dell’uomo tra cui espressioni come “vi scanno come i porci”.

“Vi appicciu vivi!”. L’uomo è indagato per aver effettuato “continue percosse, minacce e prevaricazioni” contro la sorella e la madre. Sono diversi gli episodi incriminati. In particolare, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, dopo aver assunto cocaina avrebbe minacciato la madre e la sorella di far scoppiare una bombola a gas davanti alla loro abitazione. In un’altra occasione, poi, avrebbe rotto una finestra con un coltello minacciando le due donne dicendo “vi ammazzo, vi faccio a fettine, vi appicciu vivi!”, a seguito del banale rifiuto della madre di dargli le chiavi della macchina (in quanto, all’uomo, era stata ritirata la patente).

“Ti spacco a metà perché a spararti non c’è soddisfazione”. Nell’ordinanza dello scorso agosto che applicava la misura cautelare vengono citate anche minacce come “prendo un’accetta e ti spacco a metà perché a spararti non c’è soddisfazione”. O anche: “Stasera non tornate a casa che altrimenti vi incendio tutte e due le macchine, vi ammazzo, vi scarico addosso tutto il caricatore”. Diverse minacce di morte e atti di violenza che avrebbero costretto lo scorso agosto la sorella e la madre, secondo l’accusa, a lasciare la loro casa per rifugiarsi in un’altra abitazione priva di gas e acqua calda.

La difesa del 31enne. Lo scorso 23 agosto, davanti al giudice, il 31enne aveva asserito di essersi pentito del gesto fatto, spiegando che tutto è scaturito – a dire del giovane – dall’abbandono della terapia a cui lo stesso era sottoposto per via di una condizione di bipolarismo. Affermando inoltre di non aver mai picchiato né la madre né la sorella, né tantomeno di averle mai cacciati da casa. (a.s.)

 

Più informazioni