Segreto e abuso d’ufficio aggravate dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa. Queste le pesantissime accuse nei confronti del colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli che la Cassazione ha decisamente ridimensionato. “Non è dimostrato -scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza con cui il militare è stato rimesso in libertà – che il ricorrerente fosse consapevole della volontà di Giancarlo Pittelli di favorire, curando la pratica dell’imprenditore Rocco Delfino, il boss Luigi Mancuso e che in tal modo agevolasse anche la cosca a lui facente capo, nonchè, in via mediata, la cosca Piromalli-Molè, cui era vicino il Delfino e che il ricorrente avesse condiviso tale obiettivo e lo avesse fatto proprio”. Sotto la lente la richiesta di Pittelli a Naselli -come riporta oggi la Gazzetta del Sud – di interessarsi della pratica relativa ad una società sottoposta a verifica dalla Prefettura di Teramo dove era Comandante provinciale dell’Arma. Per i giudici della Cassazione, Naselli fornì solo vaghe rassicurazioni a Pittelli. Ergo, “non vi è prova della utilizzazione e strumentalizzazione delle informazioni riservate per procurare a sè o ad altri un indebito vantaggio patrimoniale o non patrimoniale”.
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