Quel 26 luglio del 1940: il grande mistero della morte apparente di Natuzza Evolo (VIDEO)

In un video il giornalista Vincenzo Varone ci racconta cosa accadde nel luglio del 1940 che la mistica di Paravati ha sempre considerato il giorno più bello della sua vita

Il 26 luglio ricorre il giorno della morte apparente di Natuzza Evolo. Fortunata, che all‘epoca era poco più che una ragazza non comprese il significato della parola ”apparente” e disse quindi alla famiglia Colloca, con la quale in quel periodo viveva, che la Madonna le aveva predetto che sarebbe morta. “Ero sicura – confiderà poi lei stessa – che morivo. E mi preparavo alla morte con la preghiera”.

La notizia si sparse in un baleno e già la sera del 25 luglio davanti alla casa dei Colloca, nel cuore di Mileto, si raccolsero centinaia di persone. Per tutta la notte e per buona parte del giorno seguente non accade nulla. Nel tardo pomeriggio del 26 luglio 1940, però, Natuzza cadde in catalessi – a quanto parre per diverse ore – e dal suo corpo incominciano a verificarsi alcune perdite di sangue, ma senza la presenza di ferite. I medici presenti cercano di rianimarla ma senza alcun risultato. E mentre tutti attendevano ormai la sua morte Natuzza all’improvviso si risvegliò

Ma cosa vide Fortunata in quelle ore? E’ stata lei stessa a confidarlo negli anni Novanta a don Paquale Barone e a padre Michele Cordiano. “Mi trovai – disse – in un posto bellissimo che era come una cupola, ma largo, largo, largo e rotondo come una piazza, con tante anime di defunti con il viso per terra e in ginocchio che pregavano e altri in una grande luce”. Aggiunse anche che si era trovata in Paradiso al cospetto di Gesù che “mi chiese di portare a lui le anime, di amare e compatire, di amare e soffrire”. La vicenda spinse il vescovo monsignor Albera ad informare i vertici della chiesa che non essendosi verificato “il miracolo della morte predetta” era sua intenzione inviare la giovane in una casa di cura. E così fu, in virtù anche della “verità assoluta” di padre Agostino Gemelli, il “grande inquisitore” di padre Pio che classificò tali manifestazioni come “fenomeni di isterismo” Fortunata Evolo venne, quindi, ricoverata a Reggio Calabria in una clinica psichiatrica dove rimase sotto osservazione del prof. Puca per due mesi, ma senza che le venisse riscontrata alcuna patologia. Natuzza, durante quel periodo in cui venne sottoposta ad ogni sorta di esami e fatta oggetto di sospetti, non si lamentò mai e affidò le sue sofferenze a Gesù con lo stesso spirito con cui fino al giorno della sua morte ha svolto la sua missione terrena al servizio dei sofferenti.
In questo video il giornalista Vincenzo Varone ci racconta quei momenti direttamente dal luogo, di fronte all’ex Palazzo vescovile di Mileto, dove la futura Serva di Dio cadde in catalessi

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