Cronaca

Corruzione a luci rosse al Tribunale di Catanzaro, un solo processo per il giudice Petrini

Saraco è passato dai domiciliari al divieto di dimora in Calabria mentre Santoro potrà usufruire del permesso di uscire tre volte a settimane per soddisfare le proprie esigenze di vita

giudice-Petrini

Un solo procedimento penale a carico del giudice Marco Petrini. E’ quanto disposto dal gup del Tribunale di Salerno che ha deciso di unificare con l’abbreviato anche i fatti relativi alla corruzione in atti giudiziari in cambio di prestazioni sessuali con l’avvocato Marzia Tassone.

Abbreviati. Niente giudizio immediato per l’ex presidente della Corte d’appello di Catanzaro coinvolto nell’inchiesta “Genesi” e attualmente ai domiciliari in una struttura religiosa di Decollatura, nel Catanzarese. Questa mattina non era presente in aula per motivi di salute e il suo collegio difensivo, rappresentato dagli avvocati Agostino De Caro e Francesco Calderaro, ha annunciato che Petrini renderà proprie dichiarazioni nell’udienza fissata per il prossimo 11 settembre. Nel frattempo gli altri due imputati che hanno optato per l’abbreviato hanno ottenuto ulteriori alleggerimenti della misura cautelare. Francesco Saraco è passato dai domiciliari al divieto di dimora in Calabria mentre Emilio Santoro (difeso dall’avvocato Michele Gigliotti) potrà usufruire del permesso di uscire tre volte a settimane per soddisfare le proprie esigenze di vita.

Le prossime tappe. Il gup di Salerno Vincenzo Pellegrino ha calendarizzato le prossime udienze: l’11 settembre sono attese le dichiarazioni di Petrini, il 25 settembre sono in programma la requisitoria del pm Luca Masini e le conclusioni della parte civile, il 12 ottobre la discussione dell’avvocato Gigliotti per la posizione di Santoro e il 29 ottobre toccherà ai legali di Saraco e Petrini.

No alla rimozione di Petrini dalla magistratura. Proprio alla vigilia della seconda udienza di rito abbreviato, è arriva la decisione del Consiglio superiore della magistratura di mantenere in servizio il giudice Marco Petrini. A sollecitare il provvedimento disciplinare più grave nei confronti di Petrini era stato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ma il 13 luglio scorso, durante l’udienza a Roma, il legale del giudice si è opposto anche di fronte alla richiesta del Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione che ha insistito per la revoca. Il Consiglio Superiore della Magistratura, sezione disciplinare (presieduta da Davide Ermini) ha rigettato la richiesta del ministro e ha sospeso il procedimento disciplinare in relazione agli illeciti disciplinari, a causa della misura cautelare. Resta confermata, invece, la sospensione dalla carica, così come deciso dallo stesso Csm all’indomani dell’arresto.

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