Cronaca

Appalti pilotati in Regione, a giudizio Oliverio e Adamo. Prosciolto Mario Occhiuto

Cade per tutti il reato di associazione a delinquere. Il processo per i 15 imputati coinvolti nell'inchiesta Passepartout inzierà il prossimo 27 aprile

occhiuto oliverio

Per i 16  imputati tra imprenditori, politici e amministratori pubblici, finiti nell’inchiesta “Passepartout”, con le accuse a vario titolo di  turbata libertà degli incanti, corruzione  aggravata, ma anche traffico di influenze illecite, abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, il gup del Tribunale di Catanzaro Alfredo Ferraro ha disposto 15 rinvii a giudizio e un non luogo a procedere. A processo l’ex governatore della Calabria Mario Oliverio; Nicola Adamo, ex consigliere regionale;  Giuseppe Lo Feudo, direttore generale delle Ferrovie della Calabria; l’imprenditore Pietro Ventura; l’imprenditore Rocco Borgia; Santo Marazzita, direttore dell’esercizio ferroviario di Ferrovie della Calabria; l’imprenditore Giulio Marchi; l’imprenditore Armando Latini; Giovanni Forciniti; Fortunato Varone. E ancora Luigi Incarnato Luca Morrone, Luigi Giuseppe Zinno, Antonio Capristo, Giuseppe Trifirò. Nei confronti degli ultimi sei il pm Graziella Viscomi al termine della requisitoria aveva invocato il non luogo a procedere, sentenziato dal giudice solo per il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. Il processo per i quindici rinviati a giudizio inizierà il prossimo 27 aprile davanti ai giudici del Tribunale collegiale, dove verranno difesi, tra gli altri dai legali Danilo Iannello, Giuseppe Bruno, Nicola Carratelli, Belvedere, Francesco Gambardella, Leopoldo Marchese.

Vanno al rito abbreviato. Mentre hanno optato per il rito abbreviato, Pasquale Gidaro, difeso dall’avvocato Giusy Caliò, Eugenia Montilla, difesa dal legale Francesco Gambardella, Tito Berti Nulli, assistito dall’avvocato Vincenzo Ioppoli e Arturo Veltri. Si ritornerà in aula il prossimo 23 ottobre, giorno della requisitoria del pm Graziella Viscomi.

L’inchiesta Passepartout. Al centro dell’indagine, ci sono i bandi di gara per la costruzione del nuovo ospedale, della metropolitana di superfice e del Museo di Alarico, ma anche il ripristino della tratta ferroviaria turistica della Sila. Dietro tutto, secondo la Procura, c’era un’associazione a delinquere di cui avrebbero fatto parte il presidente Oliverio, come promotore, il suo fedelissimo Nicola Adamo, il dirigente della Regione Luigi Giuseppe Zinno, il direttore di Ferrovie Calabria Giuseppe Lo Feudo e gli imprenditori Pietro Ventura e Rocco Borgia. Il “punto di riferimento” sarebbe stato proprio Nicola Adamo, l’ex vicepresidente della Regione ritenuto “l’elemento di raccordo tra esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori privati”. L’obiettivo, secondo gli inquirenti, era quello di mantenere il controllo sulle procedure di aggiudicazione delle principali opere pubbliche e di favorire la realizzazione delle stesse, attraverso il coinvolgimento di imprese amiche e sponsorizzate dagli indagati. Per la costruzione del nuovo ospedale, la politica e la burocrazia regionale avrebbero prima concertato la strategia di partecipazione alla gara d’appalto, “orientando raggruppamenti di imprese interessate in modo da pre-individuare la ‘cordata’ vincitrice’”, e poi avrebbero turbato la procedura aggiudicando lo studio di fattibilità del nosocomio alla società Steam srl. Nell’affare del sistema di collegamento metropolitano tra Cosenza, Rende e l’Unical, invece, era rimasto impigliato il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. Secondo la Procura, in cambio della firma sull’accordo di programma per la realizzazione di un sistema di mobilità sostenibile, Occhiuto avrebbe accettato “la promessa avanzata da Oliverio per il tramite del dirigente Luigi Zinno, di ottenere da parte della Regione Calabria i finanziamenti e la copertura amministrativa per la realizzazione del Museo di Alarico, oggetto di gara d’appalto (illegittima) indetta dal Comune di Cosenza”. Per Occhiuto, alla luce del verdetto del giudice, le accuse sono venute meno.

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