Cronaca

I tentacoli della ‘ndrangheta sul porto di Badolato, Ranieri condannato

Si tratta del processo stralcio "Itaca", il blitz della Dda di Catanzaro scattato nel luglio del 2013, che ha portato in carcere 25 persone ritenute componenti della cosca Gallace-Gallelli di Guardavalle

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Si chiude con una condanna il primo capitolo giudiziario per Antonio Ranieri, 67 anni, nell’ambito del processo stralcio “Itaca”, il blitz della Dda di Catanzaro scattato nel luglio del 2013, che ha portato in carcere 25 persone ritenute componenti della cosca Gallace-Gallelli di Guardavalle, cosca particolarmente potente, attiva nel basso Jonio Catanzarese, ma con ramificazioni nella zona di Nettuno, nel Lazio e nella provincia di Milano.  Il tribunale collegiale di Catanzaro presieduto da Antonella De Simone ha inflitto all’imputato, difeso dall’avvocato Vittorio Platì 8 anni di reclusione, 2mila euro di multa e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre il pm della distrettuale, Veronica Calcagno al termine della requisitoria, aveva invocato 9 anni di reclusione e 15mila euro di multa, richiesta a cui si erano associati il legale Antonietta De Nicolò che rappresenta la “Ranieri Cantieri Nautici” di Pietro Ranieri e dei figli Salvatore e Antonio, l’avvocato Fulvio Orlando del foro di Modena, che rappresenta la Salteg srl, che aveva costruito il porto di Badolato

Guerra di mafia scongiurata. Il clan, secondo le ipotesi di accusa, avrebbe messo le mani non solo sui villaggi turistici della zona e i grandi appalti, ma anche sul porto di Badolato che doveva per forza essere gestito da Antonio Ranieri, imputato per estorsione aggravata dalle modalità mafiose in concorso con altre persone, “altrimenti sarebbe scoppiata una guerra di mafia”.

Processo di appello. Per altri dodici imputati, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti e armi, coinvolti nella stessa inchiesta “Itaca”, la Corte di appello si è già pronunciata il 17 luglio del 2019,  con un’assoluzione e undici condanne a pene comprese dai nove mesi ai venti anni di reclusione. (g. p.)

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