Cronaca

Prese a schiaffi e a calci moglie e figlia minorenne, catanzarese condannato

Una storia di violenze e soprusi, iniziata ad ottobre 2018 e continuata, secondo le ipotesi accusatorie con cadenza quotidiana fino a marzo 2019

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Vessate, minacciate, schiaffeggiate, prese a calci per circa cinque mesi, senza soluzione di continuità. Con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate, il giudice del Tribunale monocratico Maria Cristina Flesca ha condannato C. G., 35 anni, di Catanzaro, difeso dall’avvocato Domenico Bennato, a 5 anni di reclusione, una pena di poco inferiore rispetto ai sei anni chiesti dal pm di udienza Cinzia Santo al termine della requisitoria, richiesta alla quale si sono associati i difensori di parte civile, gli avvocati Eugenio Felice Perrone ed Helenio Cartaginese.

Vessazioni e violenze. Una storia di violenze e soprusi, iniziata ad ottobre 2018 e continuata, secondo le ipotesi accusatorie con cadenza quotidiana fino a marzo 2019, un periodo durante il quale l’imputato avrebbe inflitto alla moglie e alla figlia primogenita una serie di umiliazioni. E dalle parole C. G. sarebbe passato ai fatti: avrebbe afferrato entrambe dal collo, tirando loro i capelli, arrivando a gettare un mozzicone di sigaretta ancora acceso addosso alla moglie e avrebbe insultato e percosso la figlia, colpevole di averlo citato alla Procura dei minori. Per la pubblica accusa l’imputato avrebbe maltrattato la moglie e la figlia “con la consapevolezza di lederne l’integrità fisica e morale costringendole a vivere nel costante timore per la loro incolumità”. Vessazioni fisiche, che sono costate alla moglie “lesioni personali con le aggravanti di aver commesso il fatto contro il coniuge e in presenza di figli minori”. (g.p.)

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