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IL COMMENTO | Quella strada insicura e i troppi giovani morti tra Vibo e Vibo Marina

La morte di Gianluca Calabria arriva a meno di un anno da quella di Federico Di Betta: un tributo alto di sangue senza che nessuno alzi un dito per segnalare la pericolosità della Statale 18, specie nel tratto vibonese

statale 18

Le strade della morte. Dalla costa tirrenica a quella ionica, specie nel periodo estivo, il sangue continua a scorrere a fiotti lungo le arterie calabresi. Ed il Vibonese paga l’ennesimo tributo di vita umana. La morte di Gianluca Calabria, studente di 19 anni, da compiere il prossimo 5 agosto, registrata nella serata di ieri sulla Statale 18, nel comune di Vibo Valentia, è l’ultima di una lunga serie. Si piange nuovamente sul cadavere di un ragazzo troppo giovane per salutare la vita terrena, senza riflettere sulla pericolosità di quella maledetta arteria, specie nel tratto che congiunge Vibo Valentia alla principale frazione costiera, quella di Vibo Marina.

Una decina di chilometri, o meglio, un vero e proprio labirinto nel quale è difficile districarsi ed uscire indenne anche per chi la strada la conosce bene. Con qualche rettilineo che invita a correre e puntuali curve e tornanti che sopraggiungono costringendo gli automobilisti agli straordinari per controllare la vettura, quasi fosse un circuito di Formula 1. Il prezzo più alto lo pagano, però, quasi sempre i centauri. All’inizio dello scorso autunno perse la vita Federico Di Betta, 17 anni, di Vibo Marina, deceduto dopo tre giorni di agonia, per una strana ironia della sorte, anch’egli studente del liceo scientifico G. Berto di Vibo Valentia. Ieri sera, poco dopo il tramonto, sempre nei pressi di contrada Silica, è stata la volta di Gianluca Calabria, giovane appassionato di motori che, dopo un sabato in spiaggia, si apprestava a fare rientro in città. La Statale 18, come la Statale 106 che sul fronte opposto rimane lì a fare vittime, non ha dato scampo neanche a lui.

Insomma, il pericolo lungo la Statale 18 è costante, in ogni periodo dell’anno. Durante la bella stagione il principale problema è costituito dal traffico sostenuto, dall’autunno il principale problema è legato al rischio frana, con alberi che cadono sull’asfalto e smottamenti in serie, su un territorio ad alto rischio idrogeologico. Il tutto nel silenzio assoluto della politica che non riesce ad immaginare un miglioramento del via di collegamento. Eppure, nel gioco delle parti, in quello stucchevole refrain tra amministratori, infarcito di scaricabarile e burocratichese, ogni qualvolta scorre il sangue lungo la Statale tirrenica, un dato è certo: chi gestisce la cosa pubblica, ad ogni livello, è responsabile di quelle morti. Perchè non è assolutamente pensabile che un’arteria così nodale rimanga tanto insicura senza che qualcuno alzi un dito.

Nella fattispecie, il tratto compreso tra Vibo Valentia e Vibo Marina è ricco di tornanti, curve a gomito al termine di invitanti rettilinei, nella quasi totale assenza della segnaletica. Talvolta in mezzo ai tornanti capita di trovare macchine in panne ed automobilisti che tentano disperatamente di riavviarle. Spesso, nel cuore della notte, è possibile individuare ragazzi a piedi o in motorino specie nel periodo estivo. E poi ci sono, inevitabilmente, le interruzioni, le buche, l’asfalto malmesso a creare problemi di aderenza alle vettura, per non parlare degli innesti dalle abitazioni private senza alcuna segnalazione. Così le vittime si continua a contare sull’asfalto nella totale indifferenza di chi da questo territorio dovrebbe alzare alta la voce.

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